Un parco degli orrori. Così si presenta il parco naturale regionale protetto di “Salina di Punta Contessa”, situato a Brindisi nelle vicinanze della zona industriale, a cui ormai di naturale e protetto rimane ben poco. O quasi niente escludendo le decine di specie di uccelli migratori, protetti e non, che cercano di sopravvivere nella zona.
Il degrado e i rifiuti
Il parco, protetto anche della Comunità Europea, è un viaggio nel degrado dall’inizio alla fine. Non esiste un vero e proprio collegamento con la città ma solo strade sterrate, create dagli avventori del parco, piene di rifiuti di ogni tipo. Bottiglie, plastica, componentistica di automobili: tutto nel percorso che porta alle saline. «È da anni – ci dice il vicepresidente del WWF Brindisi, Giovanni Ricupero – che denunciamo la sporcizia presente nel parco. L’abbiamo fatto sia alle autorità giudiziarie che a quelle civili, senza essere mai riusciti ad ottenere delle risposte concrete».
I cacciatori
Nel settembre del 2021 in quattro vennero denunciati con l’accusa di bracconaggio nell’area. Da allora, come testimoniano le centinaia di cartucce che si trovano tra la macchia mediterranea e le saline, nulla sembra essere cambiato. Una situazione che, come Ricupero, ci dice va avanti da anni: «Da anni denunciamo l’attività di bracconaggio illegale che si svolge alle saline. Attività, tra l’altro, che spesso si concentra sulla caccia della lepre europea, specie non autoctona introdotta in natura dalle associazioni di caccia. Ovviamente nessuna di queste è stata introdotta nel parco, ma coloro che sfuggono ai cacciatori di certo non rimangono stanziali in un luogo. Si riproducono, arrivano in un posto come questo e creano danni alla flora e alla fauna. Per non parlare della rovina per gli agricoltori che hanno terreni nelle vicinanze del parco».
I pesci
L’attività dei cacciatori prova la presenza di svariate specie animali. Le rive delle saline, invece, sono la prova della morte di migliaia e migliaia di pesci, prevalentemente cefali e sogliole, oltre che di qualche granchio blu. Ricupero non riesce a darsi una spiegazione al fenomeno che, come dice, non hanno «mai riscontrato». Ma azzarda un’ipotesi. «Nei giorni scorsi abbiamo riscontrato come uno scarico, forse appartenente ad un’azienda ittica che si trova proprio nelle vicinanze del parco, stesse sversando in mare un’acqua di colore rosso. Non possiamo dire, ovviamente, con certezza che ci sia una correlazione. A mio avviso però è tutto molto strano. Adesso faremo un esposto a chi di competenza». Intanto, il parco, continua ad essere terra di nessuno. Se non di incivili.