A Marco Calone e il suo staff una data saltata in Puglia è costata cara. Il cantante neomelodico e alcuni suoi collaboratori, infatti, sarebbero stati denunciati, a vario titolo, per percosse, diffamazione, sequestro di persona, violenza privata, minacce ed estorsione.
I fatti
Calone avrebbe dovuto cantare al “Teatro Impero” di Brindisi lo scorso 29 novembre. Ad organizzare l’evento Angelo Fontò, ventenne brindisino, titolare della “AF Organizzazioni”. L’evento, per circostanze ancora totalmente da chiarire, non si svolse e lui fu accusato da Calone di averlo “truffato”.
«L’organizzatore dell’evento – ha spiegato Calone sui social – ha trattenuto i soldi dell’incasso e non ha rispettato gli accordi presi, ovvero, non ha pagato prima dell’esibizione come da contratto. Mi aveva fatto un bonifico di acconto della metà del mio cachet che poi è stato immediatamente annullato appena sono arrivato in teatro per le prove. Non potevo esibirmi». Questo lo sfogo del cantante su Instagram, via stories.
I social
Nelle storie successive, poi, si vede Fontò inseguito da alcuni fan del cantante, evidentemente amareggiati dalla data saltata. Poi, sono comparsi altri video registrati da Calone. In uno Fontò si assumeva le colpe del disguido. Nell’altro, invece, il giovane organizzatore di eventi veniva ripreso con una guancia rossa, forse dovuta ad uno schiaffo. Insomma, le stories del neomelodico donavano ai suoi follower una visione univoca dell’accaduto: lui la vittima, Fontò il truffatore.
L’altra versione
Eppure, secondo l’organizzatore, le cose sarebbero andate diversamente. Il giorno del concerto Calone, stando alla denuncia depositata presso la Questura di Brindisi dall’avvocato del giovane, Luigi De Franco, «resosi conto che erano stati venduti soltanto una sessantina di biglietti su 968, si rifiutava di esibirsi, pretendendo al contempo la corresponsione dell’intero compenso pattuito, ovvero 5mila euro, somma che doveva essere corrisposta immediatamente e in contanti». Al no di Fontò, tale Vincenzo Marotta, autista del cantante, avrebbe “percosso” Fontò schiaffeggiandolo. Nel mentre, sempre stando a quanto si legge nella denuncia, Diego Di Domenico, manager del cantante, Gianluca Allotta, accompagnatore del cantante, e Calone stesso “minacciavano” Fontò usando le seguenti frasi: «Se vuoi che finisca tutto, dacci i soldi in contanti e ce ne andiamo sereni. Statti attento che prima o poi ti faranno fuori». Nella denuncia Fontò dice poi che Calone e il suo entourage «costringevano a recarmi presso lo sportello Bancomat delle Poste Italiane sito alla via S. Francesco, chiedendomi di effettuare un prelievo di contanti. In particolare, il sig. Marco Calone mi minacciava dicendo che avrei dovuto pagarlo altrimenti non sarei tornato a casa. Constatato che lo sportello era fuori servizio, tutti e quattro, all’altezza dell’ingresso della Polizia Postale su piazza Vittorio Emanuele, mi costringevano, con violenza e contro la mia volontà, a rilasciare una dichiarazione con la quale mi assumevo l’impegno di restituire i soldi incassati. Dalla prevendita a tutti coloro che avevano acquistato i biglietti, il tutto mentre mi filmavano; detti filmati venivano pubblicati sul profilo Instagram ufficiale di Marco Calone».
Questi i fatti, ancora totalmente da appurare, che Fontò contesta a Calone per un mancato show potenzialmente molto “costoso”.