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A Torchiarolo è il giorno del dolore: in centinaia ai funerali di Luigi, Sara e Karina. Il vescovo: «Tragedia sia da lezione»

Torchiarolo si stringe attorno alle famiglie di Luigi, Sara e Karina, i tre giovani poco più che ventenni morti nel terribile incidente avvenuto sabato sera. I tre ragazzi viaggiavano a bordo di una Porsche che si è ribaltata mentre procedeva a una velocità di oltre 250 chilometri orari, prendendo fuoco. In centinaia, stamattina, hanno partecipato…
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Torchiarolo si stringe attorno alle famiglie di Luigi, Sara e Karina, i tre giovani poco più che ventenni morti nel terribile incidente avvenuto sabato sera.

I tre ragazzi viaggiavano a bordo di una Porsche che si è ribaltata mentre procedeva a una velocità di oltre 250 chilometri orari, prendendo fuoco.

In centinaia, stamattina, hanno partecipato ai funerali che si sono svolti nella chiesa madre del paese in provincia di Brindisi.

Fuori e dentro la chiesa, parenti e amici si stringono intorno alle bare del 22enne Luigi Perruccio e delle 21enni Sara Capilunga e Karina Ryzkhov. Il papà di Sara, all’arrivo del carro funebre, ha stretto, come in un abbraccio, la foto di sua figlia.

Gli amici dei tre ragazzi hanno sventolato uno striscione con la scritta “Per sempre”. Sulla bara di Karina, una ragazza ucraina che viveva a Torchiarolo, c’è una bandiera del suo paese.

La funzione religiosa è presieduta dall’arcivescovo della diocesi di Lecce, Michele Seccia. Il sindaco ha proclamato il lutto cittadino.

Il vescovo ai ragazzi: «Questa tragedia sia da lezione. A volte le cose ce le cerchiamo»

«Oggi forse il silenzio diventa molto più eloquente. Un silenzio interrogante e responsabilizzante. Le tragedie non capitano per caso. Oggi è il giorno della speranza. Mi rivolgo soprattutto ai giovani appena patentanti che si possono lanciare in imprudenze: pensate non una ma dieci, cento volte prima, per non stare a piangere dopo come oggi. Questi casi se non diventano lezioni di vita non servono a niente», ha detto Seccia durante i funerali dei ragazzi.

«Non posso fare da maestro – ha aggiunto – ma da padre sì. Può capitare, si dice, ma molte volte ce le cerchiamo le cose. Ci sarà bisogno di tempo perché questa ferita indimenticabile possa essere lenita. Non sono cose che si dimenticano, perché non sono esperienze che passano come tante situazioni».

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