È in corso in queste ore l’atteso esame tecnico del computer e del telefono di Patrizia Nettis, la giornalista 41enne trovata senza vita nel suo appartamento di Fasano il 29 giugno scorso. Ieri il perito, incaricato dai pm Marino e Denozza della Procura di Brindisi, ha ricevuto da Apple il link per sbloccare l’ID, accedendo così alla memoria del Mac Air e ai contenuti dell’I-phone 14. L’analisi confluirà in una relazione, attesa per fine settimana, che potrebbe fornire agli inquirenti scenari investigativi alternativi al suicidio, convincendoli ad accogliere l’istanza di riesumazione della salma presentata dalla famiglia.
Nettis, addetta stampa del Comune di Fasano, fu trovata impiccata e per il magistrato fu un caso di morte volontaria. A questa dinamica, però, i familiari non hanno mai creduto, tanto da aver intrapreso una battaglia legale per ottenere l’autorizzazione all’esame autoptico. Diversi i passaggi che non convincono. Prima il portatile, sparito e ritrovato a distanza di due mesi in un armadio piuttosto defilato dell’ufficio. Il 29 giugno, nell’abitazione, mai sottoposta a sequestro, fu rinvenuto solo lo zaino con i cavi del Mac. Poi la scatola vuota di un I-pad Apple, rinvenuta mentre sgomberavano l’immobile del centro storico, portando via gli ultimi effetti personali. Nel mezzo una serie di incongruenze, legate soprattutto ai traguardi lavorativi raggiunti e al carattere della giovane donna.
Secondo il racconto del padre, il primo dispositivo trovato in casa, sul comodino accanto al letto, fu l’Apple Watch, consegnato subito ai familiari dai carabinieri (che si limitarono a sequestrare il telefono). L’Apple Watch, aperto al primo tentativo con una password costituita dalle cifre della data di nascita di Patrizia, ha permesso di ricostruire la sequenza delle telefonate del 28 e del 29 giugno, senza però riferimento all’ora e alla durata. Chiudono l’elenco 13 telefonate senza risposta. Ciò che viene fuori è che, in sostanza, le ultime interazioni telefoniche coinvolgono i due uomini che la sera del 28 giugno furono visti da più testimoni discutere animatamente con lei sotto casa. Si punta ora sui messaggi WhatsApp per avere riferimenti temporali più precisi e, soprattutto, per acquisire contenuti che possano dare nuovo impulso alle indagini.
«Abbiamo presentato per la terza volta la stessa istanza per la riesumazione della salma con nuovi elementi, forniti da un supertestimone e resi pubblici attraverso la trasmissione “Quarto Grado” – ha spiegato il legale della famiglia, Giuseppe Castellaneta – Ha parlato della presenza di soggetti con voce maschile fino a tarda notte nell’abitazione di Patrizia e abbiamo ritenuto di inserirlo come argomento suppletivo e rafforzativo delle richieste già presentate». Sembrerebbe, inoltre, che il criminologo interpellato dalla famiglia abbia riscontato nelle foto fatte al corpo della giornalista il giorno dopo il ritrovamento segni non del tutto coerenti con l’ipotesi del suicidio.