Una significativa svolta si è verificata nelle indagini sulla morte di Stefano Argentina, il 44enne di Francavilla Fontana deceduto lo scorso 13 marzo a seguito di una lite con il padre. Contrariamente a quanto inizialmente ipotizzato, i risultati dell’autopsia hanno stabilito che le coltellate all’addome non sono state la causa del decesso. La morte sarebbe invece sopraggiunta a causa di altri problemi di salute preesistenti di cui l’uomo soffriva.
La perizia medico-legale, depositata nei giorni scorsi dal dottor Domenico Urso, incaricato dalla Procura di Brindisi, ha escluso il nesso di causalità tra le ferite da arma bianca e il decesso. Questa nuova evidenza ha portato il pubblico ministero Alfredo Manca a chiedere, e ottenere dal GIP, la revoca della misura cautelare per Angelo Argentina, il padre 71enne della vittima. Inizialmente accusato di omicidio volontario, l’uomo, difeso dall’avvocato Massimo Romata, era stato posto agli arresti domiciliari dopo un periodo trascorso in carcere, ed è stato ora rimesso in libertà.
La dinamica e le indagini
La lite tra padre e figlio era avvenuta il 12 marzo scorso, all’esterno della villetta dove entrambi vivevano nelle campagne di Francavilla Fontana. Durante il vivace diverbio, il 44enne Stefano Argentina era rimasto ferito all’addome da alcune coltellate. Trasportato d’urgenza in codice rosso prima all’ospedale di Francavilla Fontana e poi al “Perrino” di Brindisi, era deceduto il giorno successivo.
Il 71enne Angelo Argentina fu arrestato dai carabinieri e condotto in carcere, dichiarando di essere stato aggredito dal figlio. L’arma con cui il 44enne fu colpito non è mai stata ritrovata.
A distanza di circa tre mesi dall’accaduto, l’esito dell’autopsia rappresenta un punto di svolta cruciale nell’indagine, ribaltando le ipotesi iniziali e fornendo una nuova prospettiva sulle cause del decesso di Stefano Argentina.