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Brindisi

Emergenza in tutti i settori. «Uniti per chiedere un tavolo nazionale permanente di crisi»

Barbara Branca, 50 anni, il mese scorso è stata eletta presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti contabili di Brindisi per il quadriennio 2022-2026. Rappresenta la prima donna a capo di un Odcec nella regione Puglia. Nella sua carriera professionale, tra le varie cariche, ha ricoperto anche quella di vicepresidente del consorzio Asi (dal 2013 al 2016).

Presidente, a Brindisi qual è il rapporto dei liberi professionisti, di quella che viene chiamata società civile, con la politica? Come mai i professionisti si mettono così poco in gioco?
«Purtroppo viviamo in un’epoca fortemente caratterizzata da una concezione deteriore della politica, da una visione della realtà diversa da quella che l’ordinamento pone. Per questo ritengo che pochi professionisti si avvicinino alla politica. Nel tempo, purtroppo, ha preso piede l’accezione negativa del termine “politico”. “Nella vita ha fatto solo il politico” è diventato un insulto da comizio o da talk show. La realtà, a mio avviso, è un’altra. Se non si ha una visione storica, culturale e di competenze su cui fondare programmi di governo, la politica stessa risulta svigorita ed esposta alle degenerazioni, all’annientamento della sua componente ideale e spirituale».
Gli ordini professionali sono adeguatamente coinvolti nella vita pubblica e partecipano quanto dovrebbero?
«Ricopro la carica di presidente dell’Odec di Brindisi da circa un mese e mezzo, pertanto non ho una visione completa della situazione. Non mi pare tuttavia che gli ordini professionali siano adeguatamente coinvolti nella vita pubblica né che partecipino ai tavoli istituzionali quanto dovrebbero. Eppure proprio in questo momento la presenza delle misure agevolative del Pnrr, misure senza precedenti per importo e modalità, richiederebbe un coinvolgimento dei commercialisti e dei professionisti in generale per assistere imprese ed istituzioni per l’esecuzione concreta del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Occorre realizzare un nuovo modello istituzionale, sociale ed economico di coinvolgimento dei professionisti per il rilancio dell’economia».
Dal suo osservatorio, che situazione nota rispetto all’economia del territorio?
«Purtroppo l’economia del territorio è in profonda crisi un po’ in tutti i comparti: nel settore dell’aeronautica, dove negli ultimi sette anni si sono persi quasi mille posti di lavoro; nell’industria tradizionale e nel porto, dove il processo di decarbonizzazione avviato sta minando gran parte dell’economia industriale e portuale, che per decenni si è basata sulle due centrali termoelettriche alimentate a carbone. Molte aree e banchine del porto commerciale sono state vincolate proprio all’attività di queste centrali, limitando di fatto lo sviluppo di altre tipologie di traffici. Per il nostro porto occorre mettere in connessione gli assi logistici intermodali, rendere le nostre infrastrutture e la nostra retroportualità attrattive per nuovi investimenti produttivi. Le Zes in particolare potranno rivestire un ruolo determinante nell’attrazione di investimenti produttivi. Ma anche il commercio, la ristorazione, il turismo, l’agricoltura sono comparti che stanno soffrendo una crisi che ha origini dal lontano 2008 e che è stata aggravata dagli effetti della pandemia».
Quanto è alto il rischio che in questa fase le aziende cambino proprietari allontanandosi dalla legalità? Che percezione ha?
«Il rischio che intravedo è principalmente riconducibile al potenziale spreco dell’utilizzo di risorse ed agevolazioni Zes e Pnrr. Occorre vigilare per evitare di attrarre le famose “cattedrali del deserto”, società costituite unicamente per sfruttare le agevolazioni finanziarie del momento».
Cosa servirebbe per migliorare la condizione dei brindisini? Come vede la città?
«Per migliorare la situazione dei brindisini sarebbe necessario fissare un obiettivo comune da perseguire con la politica, con gli ordini professionali, con le associazioni datoriali e le istituzioni. Sarebbe utile predisporre un tavolo di crisi permanente, come è stato fatto per Taranto, e poi creare un’interazione tra la struttura industriale ed economica del territorio, le università, gli ordini professionali, gli Itis e le scuole tecniche. Bisogna condividere e fare sintesi di tutte le esigenze del territorio. Insieme. Faccio un appello a tutti gli attori politico-istituzionali ed alle organizzazioni sindacali e datoriali affinché condividano la richiesta di un tavolo nazionale permanente di crisi sulla città di Brindisi. I commercialisti saranno sempre al fianco delle istituzioni e della politica».

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