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Crisi idrica, Vitucci (Aqp): «Nella centrale di Cerano un dissalatore anche per la produzione di pvc» – L’INTERVISTA

Un dissalatore nel 2030 nell’area della centrale di Cerano, in dismissione, con un circolo virtuoso che prevede l’utilizzo di fotovoltaico per l’energia e il riutilizzo del sale di scarto per la produzione di pvc. E’ solo uno dei progetti che Acquedotto Pugliese ha in cantiere per far fronte alla crisi idrica che sta interessando il nostro territorio.

Girolamo Vitucci, direttore Approvvigionamento idrico di Aqp spiega il percorso.

Prima di tutto facciamo un quadro della situazione attuale. Perchè siamo in crisi?

«Sarebbe semplice rispondere per le scarse precipitazioni. Ma provo a essere più preciso. La Puglia non è dotata di risorse idriche, dipende per la maggior parte dalle regioni limitrofe: attinge circa il 58 per cento di acqua da cinque invasi che servono anche l’agricoltura e, in alcuni casi, l’industria; il 28 per cento dalle sorgenti irpine e la restante parte, il 14 per cento, da 169 pozzi dislocati soprattutto in Salento. Il cambiamento climatico in atto sta creando criticità a tutto il sistema: invasi vuoti, meno disponibilità dalle sorgenti, pozzi che si abbassano di livello e si salinizzano. In Campania e Basilicata sono già iniziate la turnazioni, con acqua disponibile a intermittenza durante la giornata».

Corre questo rischio anche la Puglia?

«Noi abbiamo scelto di abbassare la pressione. Una decisione conservativa che ci permette di gestire la situazione senza creare troppi disagi. Intanto stiamo facendo una campagna di comunicazione importante per invitare i cittadini a ridurre i consumi e a dotarsi di autoclavi».

Resta il problema dell’acqua per l’agricoltura.

«Per fortuna la campagna irrigua è quasi giunta a termine. Ma, a questo proposito, va sottolineato un aspetto: sin dal 2009 Aqp ha adeguato i suoi impianti di depurazione per affinare le acque già trattate e renderle idonee al riuso irriguo. Ad oggi sono nove gli impianti in funzione e 41 quelli già configurati con stazioni di affinamento, per un potenziale di circa 70 milioni di metri cubi d’acqua, che diventeranno 130 entro il 2028. La distribuzione di quest’acqua agli utilizzatori finali non è però competenza di Aqp».

Altro problema è quello delle perdite di rete e di sistema.

«Certo, ma va detto che, grazie all’innovazione tecnologica, dal 2009 ad oggi siamo riusciti a diminuirla di 7-8 punti percentuali. Oggi siamo al 38 per cento, sotto la media nazionale che è del 42 per cento».

Quali sono invece i progetti di lungo periodo?

«Sicuramente i dissalatori. Quello di Taranto parte il prossimo anno e a stretto giro, se tutto va bene, nel 2030 ci sarà quello di Brindisi. Questo è un progetto particolarmente interessante perchè trasformerà un’area fortemente dipendente dal carbone in un esperimento modello con fotovoltaico, impianto di dissalazione e riutilizzo perfino del sale in un’azienda del luogo».

C’è poi il famoso «tubone» dal Molise. Recentemente i rappresentanti del governo hanno assicurato il finanziamento dell’opera.

«Ce lo auguriamo. Se così sarà, noi siamo già pronti per la parte che riguarda il nostro intervento sul territorio pugliese».

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