La Cgil di Brindisi e tutte le categorie del Coordinamento Industria – Filctem, Fiom, Filt, Fillea, Filcams, Flai – scenderanno in piazza il prossimo 31 marzo con una giornata di mobilitazione. Il sindacato si schiera al fianco dei lavoratori, di tutti i lavoratori del cracking di Brindisi, dopo l’annuncio della chiusura da parte di Eni Versalis, il 31 marzo.
Lo sciopero
Nella stessa giornata, allora, le sigle scendono in campo con una giornata di sciopero. L’annuncio, spiegano, «ha generato fortissima preoccupazione tra i lavoratori diretti, dell’indotto e dell’intera filiera del petrolchimico. Questa decisione colpisce il sito più performante d’Italia e rischia di cancellare un presidio industriale strategico per il territorio e per l’intero Paese». La manifestazione prevede un corteo alle 8 con partenza dal piazzale della Stazione e un presidio alle 10 davanti alla Prefettura.
La posizione
«Questa mobilitazione è il risultato di un percorso lungo e determinato spiegano – Dopo aver accolto positivamente la convocazione della Regione Puglia il 17 marzo scorso, la Cgil ha consegnato le proprie considerazioni nel corso dell’incontro, ribadendo la necessità di difendere il lavoro, garantire diritti e affrontare la transizione con giustizia sociale. La posizione del sindacato è stata chiara: servono investimenti concreti e garanzie per chi oggi rischia di pagare il prezzo più alto».
Le richieste
La Cgil chiede che non venga chiuso il cracking di Brindisi. Chiede «certezze per i 1.600 lavoratori delle imprese d’appalto – proseguono – Chiede la continuità dei contratti e garanzie occupazionali e salariali».
A chiusura della giornata di lotta, la Cgil consegnerà al prefetto le proprie preoccupazioni e richieste, nella speranza che trovino ascolto anche da parte del Mimit e di Eni. Condividono e si schierano con la Cgil altre forze sindacali: Cobas, Confial Settore Trasporti Confederazione Italiana Autonoma Lavoratori, Fismic Confsal, Failm Servizi Terziario.
Il commento
«La Cgil di Brindisi – dice Massimo Di Cesare, segretario generale della Camera del lavoro territoriale – ha deciso di stare tra e con gli ultimi, le lavoratrici e i lavoratori per i quali è stato difficile inserire nel protocollo le garanzie occupazionali e reddituali, per i quali è stato difficile inserire la clausola sociale. Per i quali non si è potuto fare un accordo quadro».