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Carabiniere ucciso in Puglia, l’emozione dei colleghi: «Una grande famiglia, sempre legati»

«Carlo poteva essere ancora vivo». Non si dà pace il luogotenente della compagnia dei carabinieri di San Vito dei Normanni, Gianmarco Guardo, che ha ricordato il brigadiere Carlo Legrottaglie, deceduto sabato a seguito di uno scontro armato dopo un inseguimento. Legrottaglie aveva lavorato a San Vito dei Normanni oltre che in svariati paesini del brindisino.…
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«Carlo poteva essere ancora vivo». Non si dà pace il luogotenente della compagnia dei carabinieri di San Vito dei Normanni, Gianmarco Guardo, che ha ricordato il brigadiere Carlo Legrottaglie, deceduto sabato a seguito di uno scontro armato dopo un inseguimento. Legrottaglie aveva lavorato a San Vito dei Normanni oltre che in svariati paesini del brindisino. Il suo ricordo, nel cuore di Guardo, è più vivo che mai. Guardo non si è fatto sopraffare dall’emozione, almeno prima e durante la cerimonia. Al termine della stessa, dopo aver salutato il suo collega per l’ultima volta, è crollato.

La grande famiglia

«Noi siamo una grande famiglia» ha detto singhiozzando. «Carlo esce da una famiglia ed entra in un’altra. Carlo aveva due famiglie, noi tutti carabinieri abbiamo due famiglie: la famiglia d’origine e l’Arma. Siamo legati l’uno con l’altro, credo che oggi si sia notato, noi siamo così». Quella di Carlo è stata una vita totalmente dedicata all’arma. Era stimato da ogni collega che lo conosceva, giovane o anziano, che ne riconosceva le spiccate doti umane. Carlo aveva fatto suo “l’essere carabiniere”, un concetto facilmente individuabile nelle parole di Guardo.

Il rapporto

«Condividiamo tutto», ha detto il luogotenente parlando del rapporto che si crea tra chi indossa una divisa e di che cosa si prova quando un proprio collega smette di essere tra noi. «Condividiamo il lavoro, condividiamo le cene, condividiamo le passioni. Condividiamo tutto. Quando viene a mancare una persona così importante – conclude ormai in lacrime – viene a mancare una parte di te». A discorso concluso Guardo, visibilmente commosso, viene accompagnato via dai colleghi. Qualcuno lo abbraccia, altri gli si avvicinano: il dolore è palpabile.

Guardo l’ha detto: «Noi siamo una grande famiglia». Non possono quindi che essere stati gli stessi colleghi di Carlo ad accompagnarlo, avvolto dalla fascia tricolore, dinanzi all’altare della chiesa “Santa Maria Madre della Chiesa”. Quegli stessi colleghi che lo hanno riaccompagnato fuori, accolto dall’applauso dei presenti, adagiandolo nel carro funebre. Proprio in quel momento, dopo il dolore dei familiari di Carlo, c’è spazio per quello dell’Arma. Decine di colleghi di Carlo, che avevano controllato in lungo e in largo il territorio insieme a lui, si fanno forza a vicenda.

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