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Brindisi Cronaca

Carabiniere ucciso in Puglia, il pm ordina l’esame stub per Camillo Giannattasio

Camillo Giannattasio ha sparato oppure no? È questo il punto cruciale attorno a cui ruotano le indagini sull’omicidio del brigadiere capo dei carabinieri Carlo Legrottaglie, ucciso lo scorso 12 giugno in una sparatoria nei campi tra Francavilla Fontana e Grottaglie. Il pubblico ministero del Tribunale di Taranto Francesco Ciardo ha disposto per il prossimo 4 luglio accertamenti irripetibili sullo Stub, che verranno eseguiti dai carabinieri del Ris di Roma, con tecniche di microscopia elettronica e analisi dattiloscopiche.

a prova dello stub, è un’analisi utilizzata per rilevare la presenza di residui di sparo su mani o vestiti, spesso in seguito all’uso di un’arma da fuoco. Il test si basa sull’analisi di particelle microscopiche, principalmente piombo, antimonio e bario, rilasciate durante lo sparo. Questi residui sono più abbondanti nelle zone vicine all’area di sparo e tendono a sparire rapidamente. Per questo l’esame è definito irripetibile.

L’esame

Le verifiche saranno condotte per chiarire se Giannattasio, difeso dall’avvocato Luigi Danucci e che negli interrogatori di garanzia si è avvalso della facoltà di non rispondere, ha sparato oppure no. L’uomo, 57enne e incensurato fino al giorno dello scontro a fuoco, è attualmente in carcere con l’accusa di concorso nell’omicidio del brigadiere e nel tentato omicidio dei due agenti della squadra investigativa di Grottaglie, l’ispettore Ivan Lupoli e il sovrintendente Giuseppe Cavallo.

I due, che rispondono al momento di eccesso colposo nell’uso delle armi, sono difesi dagli avvocati Giorgio Carta e Antonio Maria La Scala. A sparare, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato soprattutto Michele Mastropietro, il secondo malvivente morto durante il conflitto a fuoco. Già subito dopo l’arresto, Giannattasio aveva chiesto volontariamente di essere sottoposto al test dello stub per dimostrare la sua estraneità all’uso delle armi. Una richiesta inizialmente respinta, ma ora accolta dagli inquirenti, probabilmente alla luce di nuovi elementi emersi nelle perquisizioni successive.

Le indagini

Gli investigatori, infatti, hanno trovato un vero e proprio arsenale sia nella ferramenta di San Giorgio Ionico riconducibile a Giannattasio, sia nella Lancia Ypsilon che guidava la mattina dello scontro. Dentro l’auto, oltre a una seconda pistola nell’abitacolo, c’era una valigetta nera nel bagagliaio, piena di altre armi. Entrambi gli uomini, Giannattasio e Mastropietro, indossavano tute e guanti scuri. Elementi che fanno pensare a un’azione pianificata.

Per il gip, Giannattasio non avrebbe avuto solo un ruolo marginale o passivo nella vicenda, ma contribuito in modo determinante al delitto. Secondo il giudice, la sua condotta avrebbe rafforzato il proposito criminoso del complice Mastropietro, al punto da configurare un concorso pieno nell’omicidio del brigadiere Legrottaglie.

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