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Brindisi Cronaca

Carabiniere ucciso in Puglia, Giannattasio fa scena muta davanti al gip: la ricostruzione dell’omicidio di Legrottaglie

Camillo Giannattasio si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il 57enne di San Giorgio Ionico, accusato di concorso nell’omicidio del brigadiere capo dei carabinieri Carlo Legrottaglie, ucciso a Francavilla Fontana durante un inseguimento, è comparso nelle scorse ore davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi Simone Orazio.

Secondo l’ordinanza di custodia cautelare, Giannattasio avrebbe rafforzato e istigato la condotta violenta del complice Michele Mastropietro, 59enne di Carosino, che esplose più colpi di pistola semiautomatica all’indirizzo del brigadiere Legrottaglie, colpendolo in una zona vitale e provocandone la morte per emorragia massiva. Mastropietro rimase a sua volta ucciso in un secondo conflitto a fuoco (per il quale sono indagati due agenti per omicidio colposo) durante la fuga.

Il giudice evidenzia che i due avevano appena commesso un atto di resistenza a pubblico ufficiale e agito nel tentativo di garantirsi l’impunità per altri reati, tra cui ricettazione, porto illegale di arma comune e clandestina.

La ricostruzione dei fatti si fonda sul racconto del carabiniere Costanzo Garibaldi, in pattuglia con Legrottaglie. Durante l’inseguimento da parte della gazzella dei carabinieri, i due fuggitivi mostrarono gesti di sfida – tra cui il dito medio rivolto ai militari dal finestrino – e percorsero contromano vari tratti stradali, prima di schiantarsi contro un palo.

Scesi dall’auto, Mastropietro aprì il fuoco contro Legrottaglie e poi contro altri agenti. Giannattasio, secondo il gip, non si limitò a guidare il complice armato, ma partecipò attivamente alla pianificazione e all’azione, mostrando una chiara volontà criminale.

Le perquisizioni eseguite in seguito portarono alla scoperta di un arsenale clandestino tra la casa e il negozio di ferramenta dell’indagato, difeso dall’avvocato Luigi Danucci. Si tratta di pistole prive di matricola, fucili, munizioni, coltelli, passamontagna.

Un quadro ritenuto «gravissimo» e indicativo di elevata pericolosità sociale, tanto da giustificare la custodia cautelare in carcere senza alternative. Giannattasio è indagato anche per il tentato omicidio di due poliziotti e detenzione illegale di armi, in concorso con il complice poi deceduto.

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