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Brindisi: via allo studio governativo per evitare la chiusura della centrale Enel di Cerano

Il destino della centrale Enel «Federico II» di Cerano resta appeso a un filo, mentre il conto alla rovescia verso il 31 dicembre si fa sempre più pressante. Nelle ultime ore si rafforza l’ipotesi che il Governo stia valutando soluzioni straordinarie per rinviare il phase out dell’impianto, compresa la possibilità di un intervento del Ministero della Difesa che potrebbe dichiarare Brindisi «sito strategico» per l’approvvigionamento energetico nazionale. Uno scenario che conferma quanto Cerano continui a rappresentare un nodo cruciale, non solo per il territorio, ma per l’intero Paese.

L’incarico a Carnevale

In questo contesto complesso, Ance Brindisi ha espresso un apprezzamento convinto per l’operato del prefetto Luigi Carnevale, figura che negli ultimi anni ha rappresentato un punto di riferimento istituzionale saldo per la provincia. Dalla gestione di eventi di rilevanza internazionale come il G7 di Borgo Egnazia, fino al difficile accompagnamento del territorio nella crisi occupazionale legata alla fine dei grandi cicli produttivi, il prefetto ha incarnato – secondo i costruttori – un modello di equilibrio tra legalità, sicurezza e coesione sociale. Non a caso, pur nel rispetto del nuovo incarico che lo porterà a Pescara, Ance ha chiesto che Carnevale resti commissario dell’Accordo di Programma per Brindisi: una garanzia di continuità e credibilità in una fase decisiva per il futuro dell’area di Cerano.

L’allarme delle sigle

Ma mentre a livello istituzionale si cercano soluzioni, dal fronte sindacale arriva un grido di allarme sempre più forte. Le sigle compatte parlano apertamente di una transizione che rischia di consumarsi senza alternative concrete. La chiusura della centrale, senza misure adeguate e già finanziate, potrebbe avere effetti devastanti sull’occupazione diretta, sull’indotto e sull’intero sistema industriale brindisino. Emblematico il caso dei lavoratori Sir, agli ultimi giorni di cassa integrazione e ormai vicini ai licenziamenti, senza alcun percorso di ricollocazione definito. Sul terreno della mobilitazione, anche i Cobas annunciano un nuovo sit-in per domani, segno di una tensione sociale che non accenna a diminuire.

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