Alta tensione nella chimica di base brindisina, dopo l’annuncio di Eni della chiusura dei cracking in Italia e della presentazione dei progetti di reindustrializzazione, che saranno, però, a regime dal 2028. «Siamo fortemente preoccupati per i lavoratori, per i quali si sta consumando una vicenda che ha dell’assurdo – commenta Pino Gesmundo, segretario generale confederale Cgil nazionale, intervenuto a Brindisi nell’assemblea sindacale – chiudendo la chimica di base nel Paese, c’è preoccupazione per il sistema industriale, perché agisce sull’80% delle produzioni italiane. Chiuderla, significa esporre il Paese ad un condizionamento dei prodotti dall’estero. Eni ragiona come se fosse un fondo di investimento qualsiasi e non come una partecipata pubblica. Non le interessa l’industria ed i lavoratori. La chiusura di Eni ricade anche sull’indotto, dove non c’è alcuna garanzia ed il rapporto è 1:3, ogni lavoratore diretto produce tre lavoratori dell’indotto. Per Brindisi sarebbe un grave disastro sul piano occupazionale».
L’appello
Chiesto l’intervento della politica: «Deve fare la sua parte – continua – noi abbiamo chiesto ai parlamentari del territorio di porre tutto il loro peso politico per salvaguardare un asset strategico per l’industria e l’occupazione, soprattutto al Sud. Brindisi è una polveriera da questo punto di vista. Tra chiusura di Eni e centrale di Cerano, in questa città non ci sarà più occupazione». Ma è possibile la coesistenza del cracking di Versalis e la futura gigafactory? «La gigafactory è una vicenda assurda – ha concluso Gesmundo – c’è compatibilità. Ma se è uno specchietto per le allodole, per chiudere un sito importante e produrre batterie che non serviranno a nessuno, in una condizione nella quale non è Eni che a investire ma insieme ad una azienda privata che non ci dà garanzie, anche per la propria storia, beh noi non ci stiamo».
La Regione
Anche la Regione è contraria alla chiusura dello stabilimento brindisino: «Ce ne stiamo occupando con tavoli regionali e partecipando a quelli ministeriali, per dire un secco “no” alla dismissione del cracking di Versalis, che minaccia il mondo del lavoro – sostiene Serena Triggiani, assessore regionale alle Crisi industriali – non possiamo permettere che il lavoro sia dismesso, senza optare per una conversione giusta come quella che avevamo chiesto di fare. Insisteremo. Decarbonizzazione? Bisogna raggiungerla, ma prevedendo una transizione attenta agli aspetti ambientali ed occupazionali. Commissario dal governo? È una soluzione, ma ci deve essere maggiore attenzione al territorio».
La Provincia
In campo è scesa anche la Provincia di Brindisi con una lettera inviata dal presidente Toni Matarrelli ad Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy: «L’imminente chiusura a Brindisi dell’impianto di cracking rappresenta un ulteriore durissimo colpo per l’economia di una provincia che da oltre mezzo secolo è fondata proprio sui grandi insediamenti industriali i quali, pur segnando profondamente questo territorio, hanno assicurato occupazione ai dipendenti e all’indotto. A fronte di questa situazione drammatica, chiedo un incontro urgente su quanto sta accadendo».