Ancora prese di posizione delle sigle sindacali dopo la diffusione della notizia del ritiro dalla vendita dello stabilimento Basell di Brindisi.
La Fialc Cisal esprime forte disapprovazione per l’atteggiamento unilaterale della multinazionale americana Lyondell Basell, accusata di ignorare non solo le organizzazioni sindacali, ma anche il territorio brindisino da cui ha tratto enormi benefici nel corso degli anni.
Dismissione programmata
Il disimpegno della società, secondo il sindacato, non è una decisione improvvisa, ma ha radici lontane. Già nel 2022, infatti, Lyondell Basell ha scelto di investire nel sito di Wesseling, in Germania, per sviluppare la tecnologia Mo.Re.Tec, piuttosto che destinare risorse al polo industriale di Brindisi.
A fronte dell’impegno dimostrato da ENI Versalis, che ha siglato un protocollo ministeriale per superare le produzioni tradizionali e rimanere nel territorio con nuovi business, Lyondell Basell appare invece intenzionata a dismettere progressivamente le proprie attività, rinunciando di fatto al ruolo di impresa responsabile.
Secondo la Fialc Cisal, la giustificazione fornita dalla multinazionale, ossia l’impossibilità di ricevere materia prima dallo stabilimento petrolchimico, è pretestuosa. Il sindacato ricorda che nel sito di Ferrara la produzione viene garantita attraverso lo stoccaggio di materie prime rifornite via nave. A Brindisi, grazie a un’efficiente rete logistica e alla presenza di serbatoi di stoccaggio, una soluzione analoga sarebbe perfettamente praticabile.
Richiesta di garanzie
La Fialc Cisal chiede quindi a Lyondell Basell di esplorare strategie alternative per garantire la continuità produttiva. Tra queste, l’acquisizione del cracking che Versalis metterà in conservazione nelle prossime settimane, oppure l’adozione di nuovi piani di trasformazione industriale in linea con le sfide attuali.
«Questo sarebbe un segnale di responsabilità nei confronti dei suoi dipendenti e del territorio brindisino, che per oltre trent’anni ha contribuito ai profitti della multinazionale – afferma il sindacato – Temiamo, invece, che Lyondell Basell stia costruendo un alibi per abbandonare progressivamente il sito e giustificare dolorosi licenziamenti collettivi».
La Fialc Cisal chiede risposte immediate e concrete per garantire un futuro industriale al sito di Brindisi, evitando ricadute drammatiche sull’occupazione e sull’economia locale.
La difesa di Eni
Nel frattempo giunge da Eni Versalis una nota con cui l’azienda si “smarca” dalle accuse di aver provocato a catena queste situazioni: «In merito alle notizie che attribuiscono al piano di trasformazione di Versalis la responsabilità di possibili “chiusure a catena” nel sito industriale di Brindisi – scrive l’ufficio stampa di Eni – si precisa che le eventuali decisioni di altre aziende del territorio sono esclusivamente attribuibili alla responsabilità delle stesse.
Eni e Versalis respingono le tesi secondo le quali tali decisioni possano essere conseguenza della fermata dell’impianto cracking, in quanto i coinsediati potranno approvvigionare da mercato le materie prime sfruttando la logistica messa a disposizione da Versalis, anche a prezzi più vantaggiosi e da diverse aree geografiche del mondo, come di fatto già avviene per buona parte delle forniture di tali prodotti in Italia. Inoltre, si escludono ulteriori eventuali impatti, dal momento che anche i servizi di sito rimarranno operativi e a disposizione delle aziende coinsediate».
E proprio sulla questione delle garanzie legate alla chiusura del cracking, oggi pomeriggio ci sarà a Bari una riunione che la Regione ha convocato con le sigle sindacali per fare il punto sul protocollo che proprio la Puglia e la Cgil non hanno sottoscritto a Roma.