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Brindisi, si accende lo scontro sulla centrale di Cerano: carbone fino al 2038 o sostenibilità?

Si accende il dibattito attorno alla centrale Enel di Cerano, dopo l’approvazione al Senato del decreto Industria che prevede, attraverso un ordine del giorno firmato anche dal deputato Mauro D’Attis (Forza Italia), la possibilità di posticipare al 2038 l’uscita dal carbone, collegandola alla futura realizzazione di impianti nucleari. La proposta ha scatenato reazioni durissime da…
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Si accende il dibattito attorno alla centrale Enel di Cerano, dopo l’approvazione al Senato del decreto Industria che prevede, attraverso un ordine del giorno firmato anche dal deputato Mauro D’Attis (Forza Italia), la possibilità di posticipare al 2038 l’uscita dal carbone, collegandola alla futura realizzazione di impianti nucleari. La proposta ha scatenato reazioni durissime da parte del Partito Democratico e del mondo sindacale e associativo, preoccupati per un possibile passo indietro nel processo di decarbonizzazione del territorio.

«Brindisi merita risposte»

Per il Partito Democratico di Brindisi e della Puglia si tratta di un vero e proprio tradimento politico. «Brindisi era stata individuata come fulcro della strategia di decarbonizzazione – si legge in una nota congiunta – e il Governo, con il sostegno di D’Attis, sta ora abbandonando quegli impegni».

Il PD ricorda i tavoli avviati presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, le promesse di investimenti nelle rinnovabili, nella cantieristica e la graduale riconversione dell’area industriale. Ora, con la proposta di estendere l’utilizzo del carbone fino al 2038, secondo i Dem «Brindisi viene condannata a restare legata a una fonte fossile altamente impattante, senza certezze sugli investimenti annunciati».

Duro anche il commento del segretario regionale del PD, Domenico De Santis, che parla di “colpo basso” e di “atto grave da parte del centrodestra pugliese”. «Brindisi – dichiara – aveva creduto nel progetto di transizione: ora si trova bloccata, mentre il Governo fa marcia indietro. È inaccettabile che una città già colpita da crisi ambientali e industriali venga usata come banco di prova per l’indecisione politica. Non rimarremo fermi: pretendiamo spiegazioni da chi ha garantito quel percorso».

La replica

Il deputato brindisino Mauro D’Attis, firmatario dell’ordine del giorno, difende la scelta e respinge le accuse al mittente. «L’obiettivo – spiega – è garantire la sicurezza energetica nazionale, come stanno facendo altri Paesi europei, e non certo frenare la transizione ecologica. Parlare di ritorno al carbone è pura speculazione politica». D’Attis ricorda inoltre che proprio grazie a una sua iniziativa legislativa è stato avviato il tavolo permanente al MIMIT sulla riconversione industriale dell’area, con progetti legati all’eolico offshore, all’idrogeno e alla logistica.

Sul nucleare, D’Attis precisa: «Si tratta di un tema da affrontare con serietà. Se la ricerca dovesse dimostrare sicurezza e convenienza, allora si potrà discutere. Ma oggi nessuno sta costruendo centrali nucleari a Brindisi».

A favore di D’Attis si schiera Franco Gentile, presidente della CNA Brindisi, che pur ribadendo l’irreversibilità della decarbonizzazione, invita a non ignorare le esigenze del sistema produttivo locale. «L’estensione dei tempi per l’uscita dal carbone – afferma – può aiutare a garantire la tenuta dell’indotto e la sopravvivenza delle imprese in attesa della riconversione. Serve sicurezza energetica, anche temporanea, per non far collassare il tessuto economico locale».

Gentile sottolinea inoltre la necessità di velocizzare l’iter di valutazione per i 47 progetti industriali presentati, «perché solo così il territorio potrà guardare davvero al futuro».

Il nodo resta

Il confronto sulla centrale di Cerano tocca temi cruciali: ambiente, sviluppo, lavoro e affidabilità delle scelte politiche. Se da un lato c’è chi chiede chiarezza e coerenza sulla strada della transizione ecologica, dall’altro si evidenzia la necessità di garantire l’approvvigionamento energetico e tutelare l’economia locale nella fase di passaggio.

Quel che è certo è che la comunità brindisina chiede risposte, e non promesse rimandate.

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