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Brindisi, migrante morto nel Cpr di Restinco: «Nessun trauma sul corpo». Stefanazzi attacca Piantedosi

Sul corpo del 37enne nigeriano Abel Okubor, morto nel Cpr di Brindisi la notte tra l’1 e il 2 maggio scorsi, non sono state trovate lesioni. Per accertare le cause della sua morte bisognerà attendere l’esito degli esami istologici.

È quanto emerso dall’autopsia eseguita oggi, 7 maggio, e che è stata disposta dalla Procura di Brindisi nell’ambito dell’inchiesta sulla morte del migrante.

L’esame autoptico non ha fatto emergere alcun tipo di trauma. Dopo il malore dell’altra notte fu vano ogni tentativo dei sanitari di rianimare l’uomo, destinatario di un decreto di espulsione, che si trovava nella struttura di Brindisi dal gennaio scorso, dopo aver lavorato per diverso tempo come bracciante agricolo in provincia di Foggia.

Nel corso del question time alla Camera dei Deputati, intanto, il deputato del Partito democratico Claudio Stefanazzi ha attaccato il ministro degli Interni Matteo Piantedosi invitandolo a «spiegare il perché esistano persone che vivono in condizioni disumane nei Cpr e perché ci sia una pressione incredibile sulle autorità locali e i gestori dei centri che porta al totale embargo del fornire ogni informazione anche nei confronti di un deputato della Camera».

Stefanazzi ha presentato un’interrogazione su quanto accaduto nel Cpr di Restinco. Il ministro Piantedosi, però, oggi non era presente in Aula e questo, secondo il deputato dem, «ha confermato la posizione politica di questo governo: l’assoluto menefreghismo nei confronti della sorte degli ultimi».

Stefanazzi ha sottolineato che la presidente Meloni ha «dichiarato al Senato che per lei è urgente ricordare il curriculum delle persone nei Cpr: persone macchiate da reati gravi tra cui furti e rapine. Abel Okubur è un uomo di 37 anni, che per 12 anni ha fatto il bracciante in Italia e non aveva alcun precedente penale – ha affermato -. È morto in un Cpr dove si trovava perché gli era scaduto il permesso di soggiorno per un cavillo burocratico sulla ripresentazione di nuova istanza di rinnovo. Abel viveva nel Cpr come tutti gli altri “ospiti” imbottito di psicofarmaci, vivendo nel terrore di essere sorteggiato per un trasferimento in Albania senza comunicazioni e assistenza legale. Della vita e della morte di Abel, poco importa a questo governo. Preferisce abbandonarlo nei Cpr», conclude.

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