Un 35enne nigeriano è morto la notte tra l’1 e il 2 maggio nel Cpr di Restinco, alla periferia di Brindisi.
L’uomo è stato trovato privo di vita nel suo letto. Vano è stato ogni tentativo di rianimarlo da parte dei soccorritori intervenuti. Tra le ipotesi quella di un malore.
Del caso è stata interessata anche la procura di Brindisi che nelle prossime ore disporrà l’autopsia. La salma dell’uomo si trova ora all’obitorio del cimitero di Brindisi in attesa di quelle che saranno le decisioni dell’autorità giudiziaria.
A quanto si apprende il 35enne si trovava nel Cpr di Brindisi dal gennaio scorso.
Fonti del Pd sottolineano che «ciò che viene derubricato a “malore” difficilmente è separabile dal contesto dei Cpr dove la reclusione è estremamente afflittiva, spesso si verificano abusi nella somministrazione psicofarmaci, e dove il diritto alla salute è tutt’altro che garantito. Nei Cpr in Italia si muore, e noi li facciamo in Albania».
Stefanazzi: «Ieri ho visitato il Cpr e non mi hanno informato»
«Sono passate tante ore senza una comunicazione ufficiale che annunciasse la morte di questo povero ragazzo e che soprattutto spiegasse in che circostanze questo ragazzo è morto. Questo mi sembra incredibile. Tutto ciò unito al fatto che ieri sono stato nel Cpr e nessuno degli operatori, nemmeno della parte sanitaria ha ritenuto di dovermi dire che era successa questa cosa. Questo mi sembra quanto meno incredibile», dichiara il deputato del Partito democratico Claudio Stefanazzi.
Ieri il parlamentare pugliese era andato in visita al centro. «Io sono andato lì con enorme spirito di collaborazione e non inquisitore. Volevo solo rendermi conto con molta educazione e garbo – ha aggiunto – di quello che stava succedendo. Purtroppo ci sono state ore ed ore di silenzio su una vicenda non marginale».
Stefanazzi annuncia che lunedì mattina depositerà «un’interrogazione parlamentare in cui chiederò che ci venga detto che cosa è successo, se questo ragazzo aveva precedenti di natura sanitaria, era in cura. Ma anche se al momento del decesso c’erano operatori sanitari, il defibrillatore. Il minimo necessario per garantire un’adeguata assistenza. Lo ripeto la cosa grave è che da più di 24 ore nessuno ci abbia detto cosa è successo. Questo – ha concluso – è sconvolgente».