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Brindisi, l’Ufficio Urbanistico sotto accusa «I privati così non possono investire»

Ad un anno dalle elezioni, con le divisioni interne alla maggioranza sulla visione di città, parlare di pianificazione urbanistica ha oramai poco senso. Per questo il Comune prova perlomeno a impostare il lavoro sulla rigenerazione dell’esistente. È stato questo il tema dell’assemblea pubblica voluta dal Comune di Brindisi per iniziare a discutere del Documento programmatico…

Ad un anno dalle elezioni, con le divisioni interne alla maggioranza sulla visione di città, parlare di pianificazione urbanistica ha oramai poco senso. Per questo il Comune prova perlomeno a impostare il lavoro sulla rigenerazione dell’esistente. È stato questo il tema dell’assemblea pubblica voluta dal Comune di Brindisi per iniziare a discutere del Documento programmatico di rigenerazione urbana portato in giunta nei giorni scorsi, che dovrà poi scontare passaggi in Regione e in Consiglio comunale. Si tratta di un aggiornamento del documento del 2008, che si fermava fino a Materdomini; adesso invece ci si concentrerà sull’intera litoranea. Tra le aree bersaglio ci sono contrada Betlemme, Acque Chiare, Apani, Giancola. Si pensa ad esempio di dotare di servizi contrada Betlemme, prevedendo – tra le varie cose – un asilo nido, e di procedere ad una rigenerazione di Acque Chiare («non guardiamo ad una variante», è stato sottolineato dal sindaco Rossi e dalla dirigente all’Urbanistica Carrozzo). Nel documento sono stati inseriti anche i progetti candidati o già finanziati: a tal proposito il primo cittadino ha auspicato che per il Cis giungano presto le risposte che erano attese già per il 10 maggio.

La mancanza di pianificazione, però, è qualcosa che crea disagio a cittadini e potenziali investitori. A farlo presente è stato l’avvocato Simona Maniscalco, che in rappresentanza di imprenditori del settore balneare ha espresso il proprio rammarico per l’impossibilità di investire sulla costa: «Parlo a nome dei tanti proprietari privati e gestori di stabilimenti balneari che vorrebbero investire lungo la costa anche solo con strutture amovibili, nel pieno rispetto dell’ambiente. Molti investitori sono stati incoraggiati dal vento nuovo che doveva rappresentare questa amministrazione. Ben venga la rigenerazione urbana, ma bisogna capire il destino di tante aree private. Faccio un esempio concreto: qualche mese fa, con l’assessore Taveri è stato fatto un incontro assieme ai gestori di bed and breaskfast, che vennero invitati a portare i propri clienti sulla costa nord. Ebbene, tutti i gestori hanno rigettato quella richiesta perché avevano già avuto esperienze negative con i loro clienti e pertanto si vergognavano dello stato della costa. L’ostacolo che ci troviamo davanti è questo vecchio Piano regolatore, redatto senza la lungimiranza di prevedere anche uno sviluppo turistico. Ci aspettavamo da questa amministrazione, che ho sostenuto, che in 5 anni avrebbe messo mano al Prg per dare avvio ad un concreto sviluppo turistico, ma così non è stato. I gestori degli stabilimenti balneari non possono accogliere i turisti perché non possono neppure mettere le sedie a sdraio in quanto il Prg lo vieta: possono esserci solo pomodori e zucchine. Il mio cliente, a cui è stato rigettato un progetto minimalista, lavora per il più grande tour operator mondiale, che avremmo potuto portare a Brindisi, ma purtroppo non vedo alcuna possibilità, a queste condizioni. Se chiedo all’Ufficio Urbanistica di poter collocare un truck food o sedie a sdraio, ricevo un diniego perché l’area è a destinazione agricola. In questi giorni si legge dell’avviso pubblico per collocare un truck food a Lido Poste: ecco, il pubblico può farlo su area agricola, il privato no».

Secondo la dirigente Carrozzo, invece, «proprio la forte connessione tra la campagna e la costa va salvaguardata, dato che la presenza di aziende agricole che producono vino, aventi fatturati importanti, costituisce un valore aggiunto per chi opera sulla costa. Questa enorme area agricola con i vigneti che arrivano a mare è molto interessante».

Per il sindaco, notoriamente contrario a nuovi insediamenti ricettivi sulla costa, se si volesse percorrere questa strada come richiesto da più parti, ci sarebbero delle controindicazioni: «Dato che non posso individuare dei punti specifici dove edificare strutture ricettive sulla costa, perché altrimenti dovrei passare il resto della mia vita da un’altra parte (presumibilmente il riferimento era al carcere, ndr), devo individuare una striscia di edificabilità lungo tutta la costa. Ciò in aggiunta alle aree da recuperare. Poi questo piano di fabbricabilità da qualche milione di metri quadrati dovrebbe essere approvato da Regione. Ecco, noi pensiamo che i volumi esistenti sulla costa sono già tantissimi e questo documento di rigenerazione permetterà di recuperarli». A corredo di tale ragionamento, l’assessore Borri ha aggiunto che «con i volumi esistenti sulla costa che prevediamo di rendere funzionali attraverso il piano di rigenerazione urbana, è probabile che si esaurisca la cubatura abitativa della città. Gli alberghi, poi, appartengono alla categoria produttiva: se facciamo una città di alberghi, impediamo agli imprenditori di fare capannoni, edilizia, logistica. Vogliamo questo?».

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