La riconversione dell’area della ex centrale Enel di Cerano compie un nuovo, significativo passo avanti. A Palazzo Piacentini a Roma si è infatti svolto un incontro decisivo nell’ambito del percorso di reindustrializzazione, alla presenza del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, del commissario straordinario prefetto Luigi Carnevale e dei rappresentanti di Invitalia, Ministeri competenti, Regione Puglia, Comune di Brindisi e Confindustria.
Il Piano di Sviluppo
Invitalia ha illustrato l’avanzamento del Piano di Sviluppo, presentando un quadro dettagliato delle progettualità emerse: 61 progetti complessivi, distribuiti su oltre 3.280 ettari, di cui 12 già cantierabili. Un risultato definito «importante e incoraggiante» dal ministro Urso, che ha ribadito l’obiettivo di chiudere l’Accordo di Programma entro il primo trimestre del 2026. Solo dalle progettualità più mature si prevede un potenziale di 931 nuovi occupati, cui si sommano 460 posti nella fase di realizzazione. L’investimento complessivo stimato sfiora gli 890 milioni di euro.
Una parte delle aree originariamente destinate alle nuove attività produttive – è stato confermato – sarà invece utilizzata da Enel per il progetto Bess, il grande impianto di accumulo energetico, rendendo necessario individuare oltre 3 mila ettari alternativi per ospitare gli insediamenti industriali. Sarà quindi fondamentale il contributo coordinato di Comune, Consorzio ASI, Autorità Portuale, oltre che di Enel ed Eni, anche per garantire la bonifica preventiva dei suoli. Il deputato Mauro D’Attis chiosa: «Adesso è necessario coinvolgere, come ha anche proposto il sindaco di Brindisi, oltre al Mimit e al Mase, anche il Ministero del Lavoro per tutelare i lavoratori e avviare le operazioni di riqualificazione professionale».
Le priorità delle sigle
Per la Cgil, presente con il segretario generale provinciale Massimo Di Cesare, l’incontro rappresenta «un passaggio positivo, ma non ancora risolutivo». Il sindacato riconosce l’avanzamento dell’istruttoria e accoglie con favore l’impegno a chiudere l’Accordo di Programma nel prossimo confronto, ma richiama con forza alcune priorità imprescindibili.
Tra queste: l’aumento dei posti di lavoro con l’avanzamento degli ulteriori 49 progetti ancora in fase istruttoria; la ricostruzione della platea storica dei lavoratori e la mappatura delle competenze richieste dalla transizione industriale; la definizione di ammortizzatori sociali universali, indipendenti dal contratto collettivo di appartenenza; chiarezza sulla scadenza del 31 dicembre 2025 del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec), oggi ritenuta «incerta e potenzialmente critica».
«Riconosciamo il lavoro svolto e l’avanzamento emerso dal tavolo – afferma Di Cesare – ma non possiamo abbassare la guardia. Brindisi ha bisogno di certezze, non di annunci. Chiediamo garanzie vere per i lavoratori, strumenti di tutela per tutti e una strategia che valorizzi competenze e potenzialità del territorio. Il futuro industriale di Brindisi non può essere scritto senza la voce dei lavoratori».
La Cisal esprime un cauto ottimismo e auspica «ammortizzatori speciali per traghettare le maestranze dell’indotto, oggi tra le più esposte alla perdita del posto di lavoro», sostenendo «a pieno titolo il percorso in atto».
Più critica la posizione della Uil e della Uiltec, che pongono interrogativi sul futuro della centrale Enel a pochi giorni dalla scadenza dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia). «Enel non ha chiarito elementi decisivi: numero dei lavoratori coinvolti, mansioni richieste, ruolo dell’indotto». L’azienda ha confermato l’avvio dei processi di phase out dal 1° gennaio, con durata prevista tra i 24 e i 36 mesi, ma le informazioni restano parziali.
Il percorso verso la riconversione dell’area di Cerano, dunque, procede ma resta complesso. La definizione dell’Accordo di Programma sarà il passaggio decisivo per trasformare le intenzioni in impegni concreti.










