Brindisi, il parco “Cesare Braico” tra degrado e sporcizia: erano previsti interventi per 1,5 mln

Potrebbe essere uno dei fiori all’occhiello della città, dal potenziale smisurato, se solo la denominazione di “parco” fosse realmente tale. Si tratta del parco Cesare Braico, ubicato all’ingresso della città, con l’entrata da via Appia. All’interno della pianeggiante zona verde suburbana di circa 55 mila metri quadri molti cittadini si recano per una passeggiata col proprio cane, leggere un libro su una panchina al fresco o più semplicemente, come spesso accade, per svolgere attività fisica all’aperto.

I disservizi

Peccato, però, che tutte queste azioni siano limitate da disservizi. Ad esempio, chi vuol praticare un po’ di jogging, deve fare i conti con la pavimentazione rovinosa, a causa della quale in molti si procurano distorsioni ed infortuni. Di sera, invece, è il buio ad inghiottire il Cesare Braico, con l’illuminazione presente quasi esclusivamente nei pressi dell’istituto alberghiero.

Per questo motivo, spesso, diviene terreno fertile per spacciatori e tossicodipendenti. Disservizi riguardano anche i bagni pubblici, totalmente inagibili per le persone diversamente abili. In tal senso, un paio d’anni fa intervenne anche l’Adoc, sollecitando l’amministrazione in carica all’epoca, per mezzo pec, alla messa a norma dei servizi igienici, tramite l’eliminazione delle barriere architettoniche che non consentono né l’ingresso e né la fruizione. Dulcis in fundo, l’atavica questione dell’ex sanatorio presente all’interno (ex sede Servizio allergologico, ndr), che dovrebbe essere demolito.

Il tempo passa

Sono passati più di 12 anni (dal 7 febbraio 2012, ndr) dalla diffida di demolizione dell’allora commissario straordinario Bruno Pezzuto alla Asl, ma il rudere di proprietà dell’ente sanitario è ancora in piedi. Eppure l’abbattimento della struttura, che rappresenta una minaccia per le condizioni igienico-sanitarie sia della zona che dei cittadini, sarebbe dovuto avvenire con i fondi derivanti dal “Patto a Tutela del Territorio” dell’aprile 2023 (grazie al quale la società Cerano Energreen avrebbe dovuto realizzare un impianto fotovoltaico a terra collegato alla Rtn nel sito di Cerano e, a titolo di compensazione degli impatti sul territorio, finanziare le opere di rigenerazione del Cesare Braico per l’importo di 1,5 milioni di euro, ndr).
Ad oggi, nessuno si spiega il motivo per il quale un rudere di quella portata non venga demolito. Un vero peccato per uno dei polmoni verdi più famosi e utilizzati della città.

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