Sulla delicata fase di transizione economica, che espone a maggiori fragilità il tessuto sociale del territorio brindisino, interviene il procuratore della Repubblica Antonio De Donno.
Procuratore, partiamo dai fatti di cronaca al quartiere Sant’Elia. I continui raid al parco Buscicchio e alla piscina comunale restituiscono ai cittadini la sensazione di vivere in una città pericolosa.
Che matrice hanno questi atti?
«Intanto occorre svolgere un’attività di prevenzione adeguata. È necessaria una presenza più massiccia delle forze di polizia. Riguardo la matrice, sono abituato a non sottovalutare gli episodi, che meritano grande attenzione in quanto parliamo di azioni frequenti e mirate e questo lascia molto spazio alla riflessione».
A Ostuni e a Brindisi sono saliti agli onori della cronaca giudiziaria episodi legati a una gestione criminale delle case popolari.
Funzionano i protocolli tra procura e forze dell’ordine?
«Già da tempo monitoriamo questo fenomeno e sin dal 2018 abbiamo stipulato protocolli con tutte le forze di polizia, i quali prevedono il sequestro dell’immobile occupato abusivamente, l’allontanamento dell’occupante in un termine breve e l’istituzione, nel caso di situazioni di fragilità riscontrate, di una cabina di regia in capo alla prefettura. Questo modello funziona e ci ha consentito di ottenere lo sgombero di tutti gli alloggi abusivamente occupati che ci sono stati segnalati».
Si parla spesso di attività economiche utilizzate come “lavatrici” di proventi illeciti. Qual è la situazione in questo territorio?
«Nell’ultimo decennio la criminalità organizzata operante nel Salento ha avuto un forte interesse verso settori emergenti dove c’è un cospicuo transito di denaro liquido. Mi riferisco al turismo balneare e d’élite, alla gastronomia d’eccellenza, ma anche al mondo delle scommesse illecite. Inoltre il Salento sconta ancora la presenza di molto lavoro precario e in nero».
Di recente ha affermato che la fase di transizione economica vissuta da Brindisi potrebbe penalizzare il territorio se non adeguatamente compensata. La città però, rischia di essere percepita come poco attrattiva davanti a tante indagini e sequestri che hanno riguardato iniziative economiche e opere pubbliche.
Come riuscire a ricomporre queste fratture e quindi attrarre investitori?
«Vorrei fornire rassicurazioni su questo aspetto. È infatti raro che si verifichino interventi repressivi. Diciamo che ci sono alcuni episodi che meritano attenzione ma non devono scoraggiare, perché riguardano alcune specifiche situazioni. Il problema è complesso. La provincia di Brindisi ha puntato molto sull’industria pesante e oggi bisogna stimolare le economie di scala, creando un indotto che operi in sinergia. Questo è un grosso impegno che viene richiesto agli imprenditori brindisini, in una fase di transizione energetica che probabilmente andrà a colpire proprio l’industria pesante. Notiamo una certa difficoltà delle persone a fare fronte alle profonde trasformazioni in atto e alla complessità delle dinamiche».
Ravvisa anche lei, come il sindaco Marchionna, una comunità più rancorosa?
«Devo dire che, per certi aspetti, anche io noto punte di rancore. Ma questo credo dipenda dal fatto che il cittadino non si sente tutelato e protetto. Bisogna trovare il modo di intervenire sulle fragilità».
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