Potrebbero chiudere definitivamente i reparti di Terapia Intensiva Neonatale e di Neonatologia dell’ospedale “Antonio Perrino”, da oltre un anno totalmente depotenziati. Le motivazioni sarebbero ascrivibili a una gravissima carenza di organico medico specializzato in Pediatria e Neonatologia. La denuncia arriva direttamente da Luca Ghezzani, coordinatore della Funzione Pubblica Cgil Medici e Dirigenti Snn Brindisi.
Lo scenario
Questo, in uno scenario sanitario che già presenta da diverso tempo evidenti criticità. «Un depotenziamento che, di fatto, era una chiusura sostanziale di una struttura dotata di personale in grado di salvare anche immaturi e prematuri financo di 25/26 settimane – sottolinea Ghezzani in una nota – a questa chiusura, naturalmente, non è conseguito altro che mobilità passiva verso altre Asl, fenomeni di rinuncia ed autoesclusione dalle cure, soprattutto tra coloro che non possono permettersi la migrazione sanitaria o il ricorso al sempre pronto privato».
Le prospettive
Il sindacalista si interroga su quale sia ora il sentimento di lavoratori e utenti di quella struttura, di fronte alla imminente chiusura definitiva dell’Utin e al declassamento dell’Unità di Neonatologia a Punto nascita di primo livello, a causa dell’ulteriormente peggiorata carenza di organico medico. Nonostante le procedure concorsuali del 2020 e del 2023, «sono rimasti in servizio attivo soltanto quattro unità di personale dirigente (di cui un’unità esonerata dal lavoro notturno) – spiega Ghezzani – quattro sole unità di personale dirigente dove, invece, per garantire la piena esigibilità del diritto alla salute in condizioni di sicurezza, la Asl dovrebbe prevedere la presenza complessiva nei giorni feriali di almeno tre dirigenti durante fascia oraria antimeridiana, almeno due unità durante la fascia oraria pomeridiana ed almeno una unità di guardia notturna e festiva, cioè una dotazione organica minima di almeno dieci dirigenti».
Le conseguenze
Una situazione paradossale «per cui viene aumentato il rischio clinico e i rischi professionali, tra cui l’esposizione agli infortuni, alle patologie stress-lavoro correlato, allo straining, al burnout, nonché alle aggressioni ed al contenzioso medico-legale», evidenza il coordinatore Fp Cgil Medici. Dunque, come può essere salvata questa struttura? Secondo il sindacato, l’obiettivo minimo sarebbe quello di «innescare un circolo virtuoso che ne recuperi attrattività e sicurezza e da lì procedere un passo alla volta. Ma occorre essere chiari che questo innesco non può essere, ancora ed ancora, il lavoro forzato di alcune unità e magari anche gratuito o a scapito dei periodi di riposo previsti dalla normativa». Per la Fp Cgil Medici, «il ricorso all’acquisto di prestazioni aggiuntive, alla convenzione con la neonatologia del Policlinico ed agli ordini di servizio di medici ed operatori sanitari, sono soltanto strategie di “rinforzo temporaneo”» ed è per questo che il sindacato ritiene che «questa strategia potrebbe azzerare, nel breve periodo, la dotazione organica della neonatologia e ridurre ai minimi termini quella delle pediatrie ospedaliere coinvolte nella rotazione del personale medico nella neonatologia stessa del Perrino».