Brindisi, assunzioni clientelari nel settore pubblico: «I dipendenti erano legati ai politici ma il sindaco Rossi preferì tacere»

C’è chi è rimasto sorpreso per la presa di posizione del sindaco Riccardo Rossi in merito alla nota vicenda del sindacalista o politico (o entrambi) che ha ammesso in un audio WhatsApp di aver fatto assumere cinque persone presso una ditta che ha vinto un appalto pubblico. Il primo cittadino ha condannato fermamente l’episodio, qualificandolo come reato. Una reazione che l’ingegnere Antonio Galati, ex amministratore unico della Energeko (società in house del Comune adesso fusa per incorporazione con la Brindisi Multiservizi) valuta quantomeno tardiva.

Pochi sanno, infatti, che le dimissioni che rassegnò l’ex amministratore nel dicembre del 2018, parlando di “motivi personali”, in realtà avevano a che fare proprio con una storia di presunte assunzioni clientelari. Tutto nacque da una relazione esplosiva sullo stato della partecipata che Galati consegnò all’allora commissario straordinario Santi Giuffrè.

In questo documento riferito al 2017 l’ex amministratore denunciava chiaramente che «Energeko è nata diciotto anni fa in un contesto legislativo che consentiva all’Amministrazione comunale dell’epoca di disegnarne una triplice mission: fornire poltrone retribuite al sottogoverno della politica locale e/o ai portatori di voti, assegnare appalti senza gara nello svolgimento di compiti istituzionalmente demandati al soggetto pubblico e assumere personale senza concorso. Il personale Energeko non sfugge a questo marchio d’origine. Nessuno dei 15 dipendenti ha superato un concorso o almeno una selezione pubblica, essendo legati da vincoli di parentela o sodalità a personaggi politici del tempo, alcuni dei quali ancora direttamente o indirettamente attivi e a cura degli stessi a suo tempo inseriti in organico. Le conseguenze – concludeva Galati – sono facilmente intuibili: su 15 impiegati, si contano al massimo 3 figure di adeguata capacità professionale e quindi portatori di valore aggiunto positivo alle attività societarie».

A proposito di come le raccomandazioni possano astrattamente comportare uno scadimento di servizi pagati con soldi pubblici… Adesso Galati, sulla scorta della recente presa di posizione del sindaco, ci ha contattato e ci ha svelato che dietro le sue dimissioni c’era proprio la delusione per l’atteggiamento assunto dal primo cittadino: «Quelle dimissioni, ufficialmente motivate da ragioni personali, furono in realtà la conseguenza della mia indignazione di fronte alla posizione del sindaco riguardo lo “scoop” di un intervento politico che stigmatizzava il contenuto di una mia relazione indirizzata in via riservata alla gestione commissariale, dove in termini generali si riassumeva la storia delle società partecipate in Italia ed in particolare della Energeko, relativamente ai metodi di reclutamento del personale, metodi che all’epoca erano del tutto legittimi, essendo questi enti soggetti di natura privatistica, cui non si applicavano le restrizioni introdotte in tempi successivi dagli interventi del legislatore e dell’Anac. Si evidenziavano, insomma, episodi storici di malcostume, certo non reati, che erano inesistenti. La reazione del sindaco fu estremamente deludente per me, che davvero avevo creduto nel progetto, tant’è che prestavo la mia opera di amministratore a titolo gratuito. In sintesi mi disse che certe cose si potevano pensare, forse dire a quattr’occhi, ma certamente non scrivere e che il tutto sarebbe stato inviato in Procura. Ora, a distanza di tempo e letta la sua ferma condanna, mi chiedo perché all’epoca non sentì l’esigenza di stigmatizzare pubblicamente quel malcostume?».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version