Si fa sempre più duro il confronto politico e istituzionale sul destino della centrale a carbone di Cerano e sulle prospettive di sviluppo di Brindisi. Il Movimento 5 Stelle, con una presa di posizione netta e dai toni accesi, accusa Enel e amministrazione comunale di immobilismo e di aver contribuito a un clima di incertezza che sta penalizzando lavoratori, imprese e investimenti strategici per il territorio.
Le questioni sul tavolo
Secondo il M5s, la dismissione dal carbone – fissata inizialmente al 2025 – sarebbe stata di fatto svuotata di contenuto attraverso continue proroghe e ipotesi di phase-out dilatate nel tempo, fino al periodo 2026-2038. Una strategia che, a giudizio dei pentastellati, blocca ogni prospettiva di riconversione industriale dell’area di Cerano e di Costa Morena e tiene in ostaggio il futuro economico della città.
Nel mirino finiscono in particolare le condizioni dei lavoratori.
Il Movimento chiede garanzie «ferree e immediate» per i 50 dipendenti della Sir e per l’intero indotto, reclamando stipendi certi e un percorso occupazionale chiaro, senza che la transizione energetica venga pagata dagli operai. Per il M5s, Enel deve assumersi fino in fondo la responsabilità sociale derivante dalle scelte industriali compiute negli anni e farsi carico dei costi di questa fase di passaggio.
Tra le richieste centrali c’è anche l’accelerazione della dismissione dal carbone, con l’imposizione a Enel di una roadmap precisa e vincolante, in tempi brevi e senza ulteriori proroghe. Una condizione ritenuta indispensabile per sbloccare le oltre 60 manifestazioni di interesse presentate per l’area, che – secondo i dati citati dal Movimento – potrebbero generare circa 931 nuovi posti di lavoro e attivare investimenti rilevanti nei settori delle energie rinnovabili, della logistica verde e dell’innovazione industriale, anche attraverso il coinvolgimento di Invitalia.
Nel documento, il M5S non risparmia critiche all’amministrazione comunale di Brindisi, accusata di non aver esercitato un ruolo politico incisivo e di non aver preteso da Enel trasparenza e impegni concreti. Un atteggiamento che, secondo i pentastellati, equivale a una complicità silenziosa in una fase decisiva per il futuro della città.
L’intervento del ministro
Sul quadro generale è intervenuto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ricordando che a fine anno scadrà l’autorizzazione ambientale per la produzione di energia elettrica da carbone delle centrali di Brindisi e Civitavecchia, confermando la coerenza del percorso di uscita dal carbone con il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima. Allo stesso tempo, il ministro ha sottolineato la necessità di valutare con attenzione eventuali interventi per evitare dismissioni anticipate che possano compromettere la sicurezza del sistema elettrico nazionale.
Una posizione che, però, non placa le tensioni sul territorio. Per il M5S, il tempo delle attese è finito: la transizione energetica, sostengono, deve tradursi in scelte immediate e verificabili, capaci di coniugare tutela ambientale, diritti dei lavoratori e sviluppo reale per Brindisi.