Si annuncia accesa la prossima seduta del Consiglio comunale a Barletta, martedì 13 maggio, per via di uno dei punti all’ordine del giorno, l’intitolazione di una via della città, medaglia d’oro al merito civile e al valore militare, a Sergio Ramelli, 18enne morto nel 1975, dopo essere stato brutalmente picchiato da un gruppo di estrema sinistra e diventato emblema della destra. La proposta è della consigliera comunale Stella Mele (FdI) la quale, d’altronde, rispondendo alle prime remore aveva commentato: «non mi stupisce perché in ogni città, alla proposta di intitolazione, si sono levati gli scudi di chi ancora non è in grado di superare la stagione dell’odio politico». Aggiungendo: «a 50 anni da quei fatti il nostro compito non è schierarci, ma ricordare, studiare e capire, affinché simili tragedie non si ripetano». Di tutta risposta oltre 30 realtà cittadine, fra associazioni, partiti, comitati, organizzazioni sindacali, circoli e movimenti hanno sottoscritto un documento in cui manifestano la loro contrarietà.
Le ragioni del no
«Le recenti manifestazioni di commemorazione di Sergio Ramelli, alle quali hanno partecipato decine di militanti e gruppi di estrema destra, evidentemente per qualcuno non erano sufficienti», scrivono. E aggiungono di apprendere, perciò, «con profonda preoccupazione» la proposta di intitolare una via a Sergio Ramelli, «una figura legata a un periodo buio della storia italiana, divenuta nel tempo un simbolo utilizzato da forze politiche che si richiamano apertamente alla destra eversiva e che quindi non merita di essere elevata a simbolo cittadino».
L’appello al sindaco socialista
La definiscono una scelta «imposta da una maggioranza di centrodestra che sostiene un sindaco socialista, al quale chiediamo un sussulto di cultura politica e istituzionale» e «un oltraggio alla memoria di una città come Barletta che si fregia di due medaglie d’oro per la Resistenza e non può permettersi ambiguità rispetto ai valori antifascisti sanciti dalla Costituzione». «Sarebbe auspicabile evitare strumentalizzazioni e aprire una profonda riflessione pubblica su quegli anni e su quanto sta accadendo ai nostri giorni», dicono le 33 realtà firmatarie che invitano l’Amministrazione comunale a «riconsiderare questa decisione e a concentrarsi sui veri problemi della città».
Il collettivo Exit
«È un altro tipo di violenza quella che imperversa nella nostra città – dicono da Exit – una violenza mafiosa, ma la classe politica barlettana fa finta di nulla e si gira dall’altra parte» E ancora: «un pezzo importante della città di Barletta non ha nessuna intenzione di costruire qualcosa con i nostalgici del fascismo». Sulla vicenda sono intervenuti dal Pd pugliese, il segretario Domenico Desantis e Shady Alizadeh, parlando di «scelta divisiva».
Da Forza Italia
«A distanza di 50 anni, in una democrazia ormai matura, come si possa con onestà scevra da strumentalizzazione politica rigettare a priori il ricordo di un adolescente ucciso per aver esercitato il sacrosanto diritto alla sua libertà di pensiero è questione che lascio alla coscienza di coloro che in queste ore hanno espresso la propria contrarietà», ha detto il senatore di Forza Italia Dario Damiani.