Veniva picchiata, venduta e anche indotta a vivere la dipendenza dalla droga. Per anni, Sofia (nome di fantasia) ha subito i maltrattamenti di suo marito. In realtà, però, la sua storia di abusi comincia quando dai quattro anni (e sino ai nove) vive le violenze sessuali che le infligge suo zio. «Perché tu sei andata a fare il giro in moto con lui?», le risponde sua madre, colpevolizzandola, quando lei prova a raccontarle uno dei tanti episodi, forse il più brutto.
Forse è troppo giovane
A 14 anni, poi, conosce quello che sarebbe diventato il papà dei suoi due figli: «Probabilmente c’erano segnali ma non avevo la capacità di coglierli», confessa Sofia. «Quando abbiamo avuto il primo bambino – racconta – ha pensato che fossi finalmente sua e ha cominciato a dirmi cosa indossare e cosa no, insultarmi e insinuare che avessi rapporti con altri uomini». Da quel momento una discesa lenta e sofferente verso il baratro. L’uomo, diventato suo marito, anziché proteggerla e comprendere il suo vissuto, le ripete continuamente: «Ognuno nasce per un motivo e se ti sono successe quelle cose vuol dire che sei destinata ad essere una puttana».
La droga e l’alcol
Sofia è sola, si sente inutile e in colpa e trova nell’alcol prima e nella droga dopo (marijuana e cocaina) il suo rifugio. Lui la iscrive a una piattaforma sessuale, la induce a prostituirsi e riempie la casa di telecamere per controllarla. La donna tocca il punto più basso quando, stanca della situazione, tenta il suicidio ma lui la “salva”. E le urla: «Decido io quando te ne devi andare, mi servi ancora». Si trasferiscono in altre regioni ma le cose non cambiano. Lui continua a picchiarla, a cinghiate, la fa prostituire anche con i datori di lavoro. A salvarla sono la sorella del marito, un sacerdote e un’assistente sociale. Frequenterà prima una casa-famiglia. Poi, arriverà anche la denuncia. «O lo fai tu o lo faccio io», le dice uno dei figli. E allora andrà in località protette, tra le altre anche ad Andria. Mentre la giustizia fa il suo corso e l’uomo ha intanto perso la responsabilità genitoriale, Sofia oggi sta meglio.
Gli esperti
«Dalle violenze e dalle dipendenze si può uscire, è un percorso difficile e complicato ma la riabilitazione e il reinserimento nella società si raggiungono», spiegano Lorenza Scarcelli e Agata Massaro, assistente sociale e psicologa del Servizio per le Dipendenze dell’Asl Bt, diretto dal dottor Gianfranco Mansi. «Chiediamo – è il loro appello – a chi vive “situazioni particolari” di affidarsi a noi o a un professionista perché la fiducia è il preludio per il cambiamento»