«Guardatevi sempre le spalle». Sono parole che non dimenticheranno mai i figli di Ruggiero Dimatteo. E adesso hanno un valore ancora più speciale, perché arricchito da una medaglia che la sua famiglia ha ricevuto dalla Presidenza della Repubblica, in occasione del Giorno della Memoria, durante una cerimonia organizzata ieri dalla prefettura della Bat.
La storia
Ruggiero Dimatteo nacque a Barletta il 14 settembre 1913, primo di sette figli. La sua vita cambiò radicalmente quando, già completato il servizio militare, venne richiamato alle armi il 25 marzo 1940. Arruolato nel 51° Reggimento Artiglieria, partecipò alla guerra sul fronte Greco-Albanese. Ma fu durante il periodo 1942-1943, sull’isola di Creta, che la sua esperienza bellica si trasformò in un incubo: catturato dai tedeschi, venne fatto prigioniero. «Papà non parlava spesso di quegli anni – dice il figlio Mario – ma ogni tanto ci raccontava episodi che ci lasciavano senza fiato».
La testimonianza
Uno dei racconti che restano indelebili riguarda un episodio avvenuto proprio durante la prigionia a Creta. Un giorno, i tedeschi aprirono i cancelli della struttura, dicendo ai prigionieri che potevano scappare perché gli alleati stavano per arrivare. Ma quello che sembrava un gesto di clemenza si rivelò presto una trappola mortale. I tedeschi aprirono il fuoco sui prigionieri in fuga, mietendo molte vittime. Ruggiero riuscì a salvarsi gettandosi a terra. Liberato il 30 maggio 1945, rientrò in Italia, raggiungendo a piedi Barletta da Taranto. La sua vita riprese con una parvenza di normalità. L’anno dopo, sposò Grazia Cortellino e dalla loro unione nacquero cinque figli. Tornato al suo lavoro nei campi, trovò anche impiego in un’azienda vinicola, dove lavorò fino alla pensione. Ma il peso della guerra non lo abbandonò mai del tutto. Le cicatrici fisiche con i segni dei colpi di mortaio sulle spalle, e quelle invisibili, lasciate dai ricordi, sono sempre state presenze costanti.
La medaglia
«Ieri per noi è stato un momento particolarmente emozionante – sottolinea Mario – un giusto riconoscimento per mio padre». Nonostante il suo sacrificio, Ruggiero non riuscì a ottenere la pensione come reduce di guerra, a causa di un problema burocratico che lo lasciò senza un riconoscimento ufficiale in vita. Questo fa risaltare ancor di più il valore della medaglia d’onore ricevuta che colma, almeno in parte, quel vuoto. «Papà ci ha insegnato il valore della forza e della resilienza – conclude Mario – siamo certi che la sua storia rimarrà un esempio per le future generazioni, come testimonianza di coraggio e amore nonostante le avversità».