Venticinque anni fa, il 19 agosto del 2000, nelle campagne di Andria, ai piedi di Castel del Monte, veniva torturata e bruciata viva la piccola Graziella Mansi. Aveva solo 8 anni.
Nell’anniversario di quel terribile delitto, a far parlare la bambina è la sindaca del co-capoluogo della Bat, Giovanna Bruno, che pubblica sui social un post in cui è la stessa Graziella a parlare in prima persona.
«Mi chiamo Graziella Mansi. Sono nata il 9 luglio 1992. Sono morta il 19 agosto 2000. Mi hanno ucciso, torturato». Si legge nel post di Bruno. «In cinque, giovani – prosegue l’ideale racconto della piccola -, mi hanno avvicinato con l’inganno. Si sono presi gioco della mia innocenza e della mia semplicità. Ero solo una bambina. Capelli neri, occhi grandi».
Poi la ricostruzione del delitto: «Faceva caldo quella sera d’estate. A quel caldo di agosto, gli assassini hanno aggiunto il fuoco di sterpaglie, con cui mi hanno coperta e tra cui sono morta. Il mio sguardo vispo, oscurato per sempre. La mia voce squillante, silenziata nell’orrore. Mi hanno sepolto in un campo, al Cimitero, sotto terra; e poi lasciato lì in quella collocazione provvisoria per 22 anni».
Dal 2022, poi, le spoglie di Graziella Mansi riposano all’ingresso del Campo santo di Andria, «in un luogo da cui vedo tutti entrare, passare, spesso fermarvi di fronte alla mia tomba… una bella farfalla in pietra. Questa sepoltura – scrive la sindaca Bruno, come se a farlo fosse la bambina – è stato il più bel regalo per la mia famiglia, che non ha pace; per mio nonno Vittorio, che mi ha raggiunto in cielo. Una lieve consolazione, attesa da tempo».
Bruno immagina i sogni di una bambina di 8 anni: «Avrei voluto spiccare il volo nella vita, librarmi libera, spensierata. Solcare i sentieri del mio destino terreno. Attraversare le strade della nostra Città, viverne i cambiamenti. Ma mi è stato impedito. La cattiveria umana e l’incoscienza spesso prendono il sopravvento ed è la fine. Come accaduto a me. Ero solo una bambina. Avevo solo otto anni. Mi chiamo Graziella Mansi. Vivo nella memoria di chi mi vuol bene. Di chi non dimentica. Di chi continua a ricordarmi e a ricordare».