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Droga e armi a Canosa di Puglia, gli indagati: «Ci alleiamo con Putin». Il boss impartiva ordini dal carcere

Avrebbe impartito ordini dal carcere di Siracusa - dove è recluso per omicidio, dispersione di cadavere, spaccio di droga estorsione e detenzione e porto di armi - il 34enne Daniele Boccuto, considerato a capo dell'organizzazione criminale attiva a Canosa di Puglia. Stando a quanto emerso nelle indagini condotte dai carabinieri, il gruppo aveva legami con…
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Avrebbe impartito ordini dal carcere di Siracusa – dove è recluso per omicidio, dispersione di cadavere, spaccio di droga estorsione e detenzione e porto di armi – il 34enne Daniele Boccuto, considerato a capo dell’organizzazione criminale attiva a Canosa di Puglia.

Stando a quanto emerso nelle indagini condotte dai carabinieri, il gruppo aveva legami con uno dei più temuti clan foggiani, quello dei Sinesi-Francavilla, riti di affiliazione camorristici e intrecci con gli Strisciuglio di Bari per il rifornimento di armi, anche da guerra.

I carabinieri, nell’ambito dell’operazione Diomede, hanno arrestato 17 persone appartenenti al gruppo, una delle quali, per vantarsi della disponibilità di armi, diceva che avrebbe potuto allearsi con Putin. Tra le armi in loro possesso c’erano un Ak45 con quattro caricatori, un Ak47 con due caricatori, un fucile calibro 32 con due caricatori, un fucile a pompa calibro 12 e mille proiettili.

La struttura verticistica del gruppo sarebbe riuscita a smerciare droga con introiti pari a tremila euro al giorno.

Le indagini hanno permesso di accertare il coinvolgimento, tra il 2014 e il 2016, di alcuni degli indagati (per due dei quali è stato disposto l’obbligo di dimora), in delitti efferati come un caso di lupara bianca ma anche in episodi estorsivi come quello avvenuto a Canosa di Puglia dieci anni fa quando, in occasione della festa patronale, furono esplosi 53 colpi di kalashnikov verso alcune giostre, nonostante ci fossero tante persone che affollavano il luna park.

Gli indagati, secondo le indagini, avrebbero usato «la forza intimidatrice del capo clan» per costringere i giostrai a pagare somme pari a 1.500 euro e a fornire più di mille blocchetti di biglietti relativi alle giostre.

L’organizzazione prevedeva l’affiliazione in stile mafioso con la recita della “favella”, una filastrocca imparata a memoria che segnava l’ingresso tra le fila dei sodali. Gli inquirenti parlano di «liturgia camorristica», facendo riferimento al «favellante» che avrebbe ripetuto la filastrocca in occasione della celebrazione del rito dinanzi a una immagine sacra e al padrino: il 34enne recluso in Sicilia. Sarebbe stato lui a «battezzare» gli associati che avrebbero poi dovuto dimostrargli affidabilità, spirito di sacrificio e sentimento di appartenenza.

Come avrebbe fatto il braccio destro di Boccuto, Andrea Di Gennaro, 25 anni appena e contatti con i Sinesi-Francavilla di Foggia.

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