Dalle frittelle alle cartellate. La bontà a tavola nella Bat

Pranzi in famiglia, cene con amici, regali, addobbi, luci, tradizioni e buon cibo, mentre le strade delle città si inebriano con il profumo dei dolci natalizi che contribuiscono a rendere l’atmosfera più suggestiva. Così la provincia di Barletta-Andria-Trani si prepara a vivere uno dei momenti più magici dell’anno: il Natale. Si comincia con i festeggiamenti la sera del 24, con la preparazione del tanto atteso cenone della Vigilia: le frittelle sono sicuramente le protagoniste di questo momento. Dalla consistenza croccante, fritte nell’olio extravergine di oliva, vuote, ripiene con tonno e capperi, acciughe, mozzarella, pomodoro e rape, sono riproposte nel cenone della vigilia, accompagnate dalle orecchiette alle cime di rape, una tipica prelibatezza invernale.

Non mancheranno i piatti a base di pesce, tra cui il baccalà (fritto o in umido servito con patate) o il capitone. Dal salato si passa poi al dolce: in questi giorni nella Bat si preparano le famose cartellate, in dialetto “carteddàte’”, dall’impasto semplice a base di olio, vino bianco e farina, fritte nell’olio e passate nel vincotto, a cui dare la forma di rosette. Si tratta di dolcetti friabili e croccanti dalle origini molto antiche; il nome potrebbe derivare da carta (incartellate) cioè sinonimo di incartocciate, secondo la loro tipica forma arabesca. Nella tradizione cristiana, invece, rappresenterebbero l’aureola o le fasce che Gesù bambino indossava nella culla; ma anche la corona di spine della crocifissione.

C’è chi le condisce con il vincotto d’uva, chi con quello di fichi e chi con il miele. Un altro dolce, tipico di Barletta, è il torrone artigianale di Santa Lucia, a cui i barlettani in particolare, sono molto devoti. Non mancheranno poi i panettoni artigianali, i taralli dolci e i biscotti alle mandorle. Anche il pranzo di Natale si trascorre solitamente in famiglia, fra tavole imbandite con antipasti di mare e di terra, frittelle, lasagne, carne arrostita e cartellate. Per i cittadini della sesta provincia quindi non c’è alcun dubbio: le tradizioni vanno rispettate. E le idee sono chiare anche per Santo Stefano: oltre a tutto ciò che avanza dal pranzo di Natale (durante il quale si cucina in abbondanza, proprio per fare “l’assaggino” il giorno dopo), il piatto della tradizione è il brodo, rigorosamente di carne: un piatto “leggero”, per prepararsi alla seconda tranche di festeggiamenti per Capodanno.

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