Anche quest’estate le polemiche sui prezzi del turismo pugliese non accennano a diminuire. Dopo le critiche del 2023 per friselle e pucce a 20 euro, a sollevare il caso quest’anno è stata la nuotatrice biscegliese Elena Di Liddo, che su Instagram ha denunciato un sovrapprezzo di 1,50 euro per la rimozione dei pomodorini da una pizza.
«Pagare 1,50 euro per una cosa che non ho nemmeno mangiato è veramente triste e, a tratti, vergognoso. Al limite del legale?» ha scritto Di Liddo, allegando lo scontrino. L’episodio, che sarebbe avvenuto in una pizzeria del centro di Bisceglie, ha riacceso il dibattito sui costi della ristorazione.
Il titolare del locale avrebbe parlato di un «errore» dovuto alla «tanta affluenza e confusione» del sabato sera, assicurando che l’inconveniente si sarebbe risolto immediatamente se fosse stato segnalato. Non si tratta, tuttavia, di un caso isolato: pochi giorni fa, a Bari, un cliente ha pagato 50 centesimi in più per una spolverata di pepe.
Ma la narrazione di una Puglia «cara» e «disorganizzata», secondo gli operatori del settore, non riflette la realtà di un’annata particolarmente difficile. Giovanna Castrovilli, presidente di Extralberghiero Confcommercio Bari-Bat, ha definito l’estate 2025 «un’annata da dimenticare», segnata da un fenomeno nuovo: il carovita ha costretto molte famiglie a rinunciare alle ferie, creando difficoltà a tutti i settori del turismo, dall’alberghiero alla ristorazione.