Un grido d’allarme, quello di Confesercenti Bat che in una conferenza stampa ha lanciato un sos per diverse categorie che sono afflitte da problematiche varie. Dall’andamento negativo delle vendite a saldo al mancato rinnovo delle autorizzazioni degli operatori sulle aree pubbliche e dei balneari, dalla comunicazione sulla variante Omicron all’assenza di ristori fino all’aumento di energia elettrica, gas e benzina.
«La situazione è precaria – dice Mario Landriscina, direttore di Confesercenti provinciale Bat – sia per le basse temperature, sia per la paura della variante Omicron in giro non notiamo movimento. Ad esempio, i mercati sono praticamente quasi deserti e anche i pubblici esercizi stanno scontando una crisi notevole con una serie di costi sempre più alti come quelli energetici. I mutui che erano stati posticipati non lo sono più e si devono pagare. Attendiamo qualche ristoro di cui si sente solo parlare: per il turismo c’è qualcosa legata al Pnrr sul credito d’imposta, ma non abbiamo grandi ristori che possano aiutarci. Soffriamo della mancanza dei ricavi e delle prenotazioni dimezzate rispetto agli scorsi anni. Lanciamo questo allarme perché non c’è molta consapevolezza anche nelle istituzioni: bisogna agire. L’attenzione giustamente è rivolta a quello che sta succedendo in Ucraina, ma è evidente che il governo non si sta occupando del problema delle imprese e dei commercianti».
Palmino Canfora, presidente Confesercenti provinciale, esprime forte preoccupazione dovuta all’emergenza sanitaria: «In molte categorie registriamo la perdita di numeri di fatturati e alcuni interventi del Governo sono ancora non soddisfacenti. I dati che ci arrivano – dice – non ci tranquillizzano considerando anche l’aumento dei costi delle materie prime e la guerra in atto».
Gli stessi timori sono stati espressi da Francesco Petruzzelli, coordinatore FIEPeT (Federazione italiana degli esercenti pubblici e turistici) di Confesercenti. «La questione ucraina – spiega – porterà grandi problematiche. Da inizio novembre ad oggi i consumi si sono abbassati, i negozi hanno chiuso e ci sono stati errori di comunicazione da parte del governo che ha fatto spaventare ancora di più le persone. Crediamo che manchi un vero piano economico di ripresa nel territorio nazionale».
Tra le categorie più esposte alla crisi c’è il settore della moda. «Siamo partiti con la pandemia e le restrizioni – dichiara Anna Blasi, commerciante di Trani e rappresentante di Fismo (Federazione italiana settore moda) Confesercenti Bat – che hanno portato la gente a non uscire e quindi ad acquistare meno abbigliamento. Inoltre, questo ha favorito anche il commercio online grazie al quale la gente ha sperimentato nuovi modi di acquisto. Questo è un problema molto grave perché rischiamo la desertificazione dei centri urbani. Speriamo in un futuro di sbloccare questa situazione anche se adesso si è innescato un altro problema, la guerra, e la gente continua ad avere paura. Questi sentimenti incidono inevitabilmente sull’umore delle persone».