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Barletta, incendiata una casetta sulla litoranea e rubata una sedia per l’accesso in mare dei disabili

«Un'offesa alla dignità di chi ogni giorno lotta per l'inclusione». Così il sindaco di Barletta, Mino Cannito, definisce l'atto vandalico compiuto nella notte nel co-capoluogo della Bat dove ignoti hanno dato fuoco a una casetta situata sulla litoranea di Ponente, rubato un materassino e una sedia job, di quelle utilizzati per le persone con disabilità…
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«Un’offesa alla dignità di chi ogni giorno lotta per l’inclusione». Così il sindaco di Barletta, Mino Cannito, definisce l’atto vandalico compiuto nella notte nel co-capoluogo della Bat dove ignoti hanno dato fuoco a una casetta situata sulla litoranea di Ponente, rubato un materassino e una sedia job, di quelle utilizzati per le persone con disabilità (e da una di esse donata) per accedere in acqua. Il fuoco ha anche danneggiato un bagno chimico di proprietà del Comune.

«Un atto vile che non è solo vandalismo», si legge in una lettera indirizzata ai cittadini e firmata dal sindaco e dalla presidente della Commissione consiliare permanente “Affari Socio-Sanitari, Sport, Tempo Libero” Raffaella Piccolo.

«Quelle spiagge libere attrezzate non sono solo luoghi: sono simboli», prosegue il sindaco, evidenziando che «abbiamo lavorato duramente per garantire accesso e pari diritti a tutti, impegnando fondi pubblici, organizzando la presenza di bagnini, attivando un percorso di socializzazione e coinvolgendo le associazioni cittadine. E tutto questo – si legge nella lettera – è stato colpito da chi non ha rispetto per gli altri, né per il bene comune e, lasciatecelo dire, neanche per se stesso».

Cannito e Piccolo si rivolgono poi a chi ha compiuto «questo gesto incivile e immotivato» affermando che «non ci fermerete e non ci fermeremo. Non distruggerete la voglia di costruire una città più giusta ed inclusiva. Risponderemo con determinazione e continueremo a lottare per l’inclusione», assicurano, rivolgendo infine un appello ai barlettani: «Difendiamo insieme ciò che è di tutti. Il rispetto non si chiede, si pretende. La dignità non si brucia, si protegge».

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