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BAT Cronaca

Barletta, soldi della droga riciclati in attività commerciali: 16 arresti e 5 bar sequestrati. Nitti: «Inquinata l’economia sana»

Hanno tra i 21 e i 57 anni le 16 persone arrestate – 9 in carcere e 7 ai domiciliari – dagli agenti della polizia di Stato a Barletta con l’accusa di aver costituito un’associazione a delinquere finalizzata al trasferimento fraudolento di valori, alla ricettazione, al riciclaggio, all’autoriciclaggio e all’impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

Le misure cautelari sono state emesse dal Tribunale di Trani su richiesta della locale Procura della Repubblica. Disposto anche il sequestro di sei aziende: cinque bar e una ditta di rivendita all’ingrosso di prodotti surgelati.

Le indagini – coordinate dalla Procura di Trani e condotte dalla Sisco di Bari e dalla sezione Criminalità organizzata della squadra mobile della Questura della Bat – hanno fatto emergere quello che gli inquirenti definiscono «un complesso sistema di reimpiego di capitali provenienti da attività illecite perpetrate da due distinti gruppi criminali, già noti alle forze dell’ordine».

Gli indagati avrebbero agito attraverso l’acquisizione di imprese, la loro intestazione fittizia e il loro utilizzo come “contenitori” per il riciclaggio di denaro, mettendo così in piedi una «strategia sofisticata» per nascondere flussi finanziari ottenuti illecitamente, grazie anche al concorso di professionisti che, con le loro prestazioni, «consapevolmente seguivano le fasi di acquisizione dei beni e delle aziende da acquistare», afferma la Questura in una nota.

Le imprese così acquisite avrebbero poi assunto come dipendenti i componenti dei nuclei familiari degli indagati in modo da far risultare dei redditi apparentemente leciti, stratagemma che sarebbe stato utilizzato per poter giustificare i successivi investimenti o le spese.

Dalle indagini sarebbe emerso che la reale fonte di guadagno sarebbe stato il «business criminale», relativo soprattutto allo spaccio della droga. Gli indagati non avrebbero avuto nessuna fonte di reddito lecita che potesse giustificare gli investimenti.

I componenti dei nuclei familiari coinvolti, infine, avrebbero occupato illecitamente, da diverso tempo, due alloggi popolari di proprietà dell’Arca Puglia Centrale, che sono stati pertanto sottoposti a sequestro preventivo impeditivo.

Il capo della Procura di Trani, Renato Nitti: «Inquinata l’economia sana»

«Criminali che hanno inquinato l’economia sana». Così il capo della Procura di Trani, Renato Nitti, ha definito le 16 persone arrestate a Barletta. «C’era una strategia di espansione economica da parte dei due gruppi di cui facevano parte gli indagati che hanno alterato il tessuto economico sano immettendo denaro che proveniva da attività illecite», ha aggiunto Nitti.

«Abbiamo potuto accertare l’esistenza di due associazioni per delinquere che reinvestivano proventi illeciti nella economia pulita con il più classico dei riciclaggi ovvero tutti gli indagati sono stati capaci di comprare l’azienda all’ingrosso di alimenti e cinque bar senza averne le risorse intestando le attività a parenti o soggetti terzi, tutti incensurati», ha puntualizzato Ubaldo Leo, il magistrato che ha coordinato le attività investigative.

L’indagine è nata dall’omicidio di Michele Cilli, il 24enne di Barletta del quale si sono perse le tracce nel gennaio di tre anni fa e il cui corpo non è stato mai trovato. Per il delitto due persone, Dario Sarcina e Cosimo Damiano Borraccino, sono state indagate: il primo ritenuto l’esecutore materiale del delitto e accusato di omicidio volontario; l’altro risponde di soppressione di cadavere. Da lì sono stati fatti approfondimenti da cui è emerso che sarebbero risultate «false le assunzioni di alcuni dei familiari degli indagati che ricevevano uno stipendio senza svolgere attività lavorativa: quindi entra denaro da attività illecita ed esce pulito attraverso gli stipendi», ha spiegato Leo.

Nell’inchiesta sono coinvolti anche «un commercialista e un consulente del lavoro che indicavano livelli contrattuali, quanto pagare in contante il bar per restare sotto la soglia del lecito e quante persone assumere», ha continuato Leo. Inoltre i nuclei famigliari dei due sodalizi criminali avrebbero «occupato arbitrariamente, da diverso tempo, due alloggi popolari di proprietà dell’Arca Puglia», che sono stati sottoposti a sequestro preventivo impeditivo. «Fondamentali sono state le intercettazioni, nonostante da orientamento governativo per questo tipo di reati non sono indispensabili: qui il principale indagato dava indicazioni dal carcere e senza intercettazioni e videointercettazione sarebbe stato difficile scoprirlo», ha concluso Nitti.

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