Un agguato a colpi di pistola per zittire la voce di un quartiere, ma l’intimidazione sembra essere fallita: «Ho tre pallottole nelle gambe, ma se chi mi ha ferito pensa di spaventarmi, ha sbagliato. Andrò avanti, non ho paura». Con queste parole cariche di sfida, Giuseppe Di Bari, 59 anni, presidente del comitato di quartiere della zona 167 di Barletta, racconta il suo stato d’animo dopo l’attentato subito venerdì sera, poco prima delle 20.
La dinamica dell’agguato
L’episodio è avvenuto in via Leonardo da Vinci, proprio davanti alla sede del comitato. Di Bari aveva appena chiuso l’ufficio: «Ho fatto qualche passo poi mi sono ricordato di aver lasciato il borsello e sono tornato indietro», ricorda. In quel momento, il rumore sordo di spari, sette colpi esplosi in totale, come se fossero dei petardi. «Ho alzato lo sguardo e ho visto una persona che indossava un casco integrale che stava attraversando la strada e veniva verso di me. Ha premuto il grilletto e mentre correvo mi ha centrato alle gambe». L’uomo è riuscito a rifugiarsi in un vicino panificio per chiedere aiuto. Di Bari, ferito al tallone sinistro e ai polpacci di entrambe le gambe, è ricoverato all’ospedale Dimiccoli, in condizioni stabili. L’aggressore, che dalla corporatura sembrava «un uomo giovane», è poi scappato a piedi in una via priva di telecamere, dove, secondo gli inquirenti, lo attendeva un complice in sella a una moto.
«Volevano uccidere»
Nonostante la paura, il presidente del comitato si dice determinato: «Non ho mai subito minacce né intimidazioni – dichiara -. Forse col comitato abbiamo toccato interessi di un certo tipo e a qualcuno non è andata giù». Una ferma convinzione che si rafforza nella valutazione della dinamica: «Io avrei anche accettato una minaccia verbale, ma arrivare all’eliminazione fisica no. Secondo me, c’era proprio l’intento di uccidere, non solo di intimorire. L’arma puntava al corpo, mi sono salvato solo perché sono riuscito a correre via».
L’impegno del comitato, attivo nella difesa del decoro del rione e nella lotta al degrado, aveva probabilmente intercettato «qualche nervo scoperto di gente senza scrupoli». Un’attività che, assicura Di Bari, non si fermerà: «Chiunque sia stato ha fatto male i conti: le nostre attività e il nostro impegno continueranno». E aggiunge: «Da oggi in poi, tutto quello che farò avrà un valore ancora maggiore».
Le indagini e gli appelli
Sull’accaduto, la Procura di Trani ha aperto un fascicolo per lesioni personali volontarie aggravate dall’uso di arma da fuoco e per fatto commesso in luogo pubblico. Le indagini, coordinate dai carabinieri e condotte dagli agenti della squadra mobile della questura di Andria e della polizia di Barletta, si sono concentrate sull’analisi delle immagini delle telecamere di videosorveglianza per ricostruire l’accaduto. Il movente è in corso di accertamento, con l’ipotesi prevalente che l’agguato sia riconducibile a elementi della microcriminalità della zona, toccati dalle attività civiche. Di Bari, tuttavia, guarda oltre l’atto criminale e lancia un appello: «Spero che questo episodio abbia smosso le coscienze di Barletta. Questo auspico: un cambio di marcia, una reazione della città». Il suo impegno, ribadisce, lo farà «ripartire più veloce e più forte di prima».