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Barletta, Francesco Diviesti conosceva Michele Cilli: si riparte da qui. Cinque indagati

Sono cinque gli indagati per la morte di Francesco Diviesti, il ragazzo che sarebbe stato trovato semicarbonizzato in una masseria di campagna a Canosa di Puglia: l’ipotesi a loro carico è di omicidio aggravato dal metodo mafioso. Intanto spunta un dettaglio inquietante: Diviesti conosceva Michele Cilli, il giovane scomparso tra il 15 e 16 gennaio…
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Sono cinque gli indagati per la morte di Francesco Diviesti, il ragazzo che sarebbe stato trovato semicarbonizzato in una masseria di campagna a Canosa di Puglia: l’ipotesi a loro carico è di omicidio aggravato dal metodo mafioso. Intanto spunta un dettaglio inquietante: Diviesti conosceva Michele Cilli, il giovane scomparso tra il 15 e 16 gennaio 2022 da un bar del centro di Barletta. Lo dimostra una foto pubblicata sui social diversi anni fa, nella quale un gruppo di ragazzi seduti al tavolo in una pizzeria sorride all’obiettivo. Sono sei giovanissimi, due di loro sono proprio Francesco Diviesti, del quale non si hanno notizie dal 24 aprile, e Michele Cilli, scomparso nel 2022, dopo aver trascorso la serata in un bar. Analogie, circostanze che finiscono ora al vaglio degli inquirenti.

Le indagini

Il 26enne barlettano, papà di un bimbo di 9 anni, è stato visto l’ultima volta il 24 aprile, catturato dalle immagini di sorveglianza mentre entrava, in orario inconsueto, verso la mezzanotte, nel barber shop di suo padre e dove lavorava anche lui. Poi più nulla. E da quelle telecamere, ma anche da altri episodi avvenuti negli ultimi giorni, ripartono gli uomini agli ordini del Questore della Bat, Alfredo Fabbrocini, coordinati dal pm antimafia di Bari, Ettore Cardinali. Secondo alcune testimonianze, Francesco poche ore prima di sparire aveva avuto una discussione con due uomini della zona, padre e figlio. Con lui, invece, ci sarebbe stato un pregiudicato 40enne, arrestato perché in possesso di una pistola. Ma non solo: si valuta se ci sono legami con una rissa scoppiata due settimane fa, nel bar Beverly, solitamente frequentato dal ragazzo. Il 26enne non aveva precedenti penali ma solo illeciti amministrativi perché trovato in possesso di droga per usi personali. Tutte circostanze dalle molteplici implicazioni, tasselli di un disegno che gli investigatori stanno tracciando, ma che non può prescindere dagli accertamenti medico-legali.

Il Dna

Entro fine settimana, sui resti del corpo quasi completamente bruciato, forse grazie all’utilizzo di pneumatici rendendo difficilmente riconoscibile ciò che ne resta, al di là degli elementi che inducono gli inquirenti a ritenere si tratti di Francesco Diviesti, sarà necessario eseguire l’esame del dna, chiedendo alla famiglia del 26enne, assistita dall’avvocato Michele Cianci, un campione da comparare. L’esame sarà fatto durante l’autopsia, il cui incarico sarà affidato nelle prossime ore al medico legale del Policlinico di Bari.

L’inchiesta antimafia

Il passaggio del fascicolo d’inchiesta dalla Procura di Trani alla Dda di Bari, al di là delle anomalie con il caso di Michele Cilli, è stato deciso per le modalità di tipo criminale con cui si è cercato di fare sparire il corpo. I prossimi esami, a partire da quello del Dna ma anche tutti gli altri accertamenti sul cadavere, saranno fondamentali per identificare la vittima, ricostruire le cause della morte e individuarne i responsabili.

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