Con il conferimento dell’incarico, ieri mattina, alla dottoressa Sara Sablone dell’Istituto di medicina legale del Policlinico di Bari sono cominciate le operazioni per dare risposte alla famiglia di Francesco Diviesti, scomparso da Barletta lo scorso 25 aprile, e con ogni probabilità ritrovato cadavere carbonizzato in una grotta fra Canosa di Puglia e Minervino Murge, in contrada Femmina Morta, lo scorso 29 aprile.
La scomparsa
È di martedì infatti la notizia del ritrovamento di un corpo la cui identità resta in attesa di conferma, fino alla comparazione del Dna. Per questo, nella giornata di ieri, su disposizione dei pm antimafia Ettore Cardinali e Daniela Chimenti, gli agenti della squadra mobile di Andria sono stati a casa del 26enne, per prendere i suoi effetti personali: spazzolino da denti, pettine per i capelli e altro materiale utile alle analisi scientifiche. L’autopsia, iniziata ieri e che proseguirà per giorni con gli altri esami, sarà fondamentale non solo per stabilire con certezza l’identità della vittima, ma anche per chiarire le cause del decesso, la presenza di eventuali lesioni da arma da fuoco e stabilire se sia stato ucciso prima o dopo essere stato portato nella grotta. All’esame autoptico hanno partecipato anche il consulente nominato dalla famiglia (Antonio Corvasce, ex commissario di polizia per anni in servizio a Barletta), assistita dall’avvocato Michele Cianci. Il cadavere, distrutto completamente dalle fiamme, lasciava ipotizzare, per la corporatura e alcuni lembi muscolari tonici, che potesse trattarsi proprio del 26enne barlettano. Accanto al corpo, erano stati trovati resti di copertoni bruciati, un particolare che richiama un metodo di eliminazione usato dai clan mafiosi per cancellare ogni traccia.
Le indagini
La polizia ha intanto messo i sigilli in una villa nelle vicinanze della grotta dove è stato ritrovato il cadavere: dall’immobile sono stati sequestrati alcuni elementi considerati potenzialmente rilevanti per l’inchiesta. La proprietà sarebbe riconducibile ad un pregiudicato 55enne, Francesco Sassi, residente a Minervino Murge, uno degli indagati per l’omicidio.
Gli indagati
Sono cinque, infatti, le persone finite sotto inchiesta per il presunto omicidio (aggravato dal metodo mafioso). Con Sassi è stato iscritto il 25enne di Barletta, Antonio Lanotte, arrestato a marzo 2025 per aver aggredito con una mazza da baseball un uomo in centro città per vendicare un precedente incidente ai danni di una familiare. Il reato, inizialmente tentato omicidio, e’ stato riqualificato in lesioni aggravate, e il 25enne ha patteggiato una pena di un anno, rimanendo in libertà. E ancora: il 40enne Igli Kamberi, di origini albanesi, residente a Barletta, già condannato per un agguato armato ai danni del consigliere comunale del Pd Pasquale Ventura avvenuto 10 anni fa, Saverio e Nicola Dibenedetto, padre e figlio barlettani, di 57 e 21 anni, con i quali Francesco avrebbe avuto un discussione poche ore prima della scomparsa: Saverio ha precedenti per reati contro il patrimonio e in materia di stupefacenti. L’iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto per consentire agli stessi di nominare consulenti di parte e legali di fiducia. Due dei cinque, intanto, sarebbero già irrintracciabili.
La ricostruzione
Quello su cui intanto sono al lavoro gli inquirenti è la ricostruzione, effettuata anche grazie alle telecamere di sorveglianza pubbliche, degli ultimi spostamenti di Francesco, che non aveva precedenti penali ma solo illeciti amministrativi per il consumo di sostanze stupefacenti. Si vuole capire come sia arrivato nella villa dove potrebbe essere stato ucciso. Una delle ipotesi è che dovesse dei soldi a qualcuno nel mondo dello spaccio. Ma il ventaglio delle possibilità è ampio, e si parte ora dal riconoscimento di quel cadavere per dare risposte alla sua famiglia.