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Strage ferroviaria di Balvano. Oggi 80 anni da quella sciagura

Oggi è il giorno della memoria in ricordo della sciagura ferroviaria di Balvano nel marzo del 1944. A ottant’anni di distanza, il più grande disastro della storia ferroviaria italiana resta una ferita aperta. «Sulla tragedia ha gravato un imbarazzante e colposo silenzio. Restituiamo dignità a quelle vittime per troppo tempo dimenticate», ha detto il governatore…

Oggi è il giorno della memoria in ricordo della sciagura ferroviaria di Balvano nel marzo del 1944. A ottant’anni di distanza, il più grande disastro della storia ferroviaria italiana resta una ferita aperta.

«Sulla tragedia ha gravato un imbarazzante e colposo silenzio. Restituiamo dignità a quelle vittime per troppo tempo dimenticate», ha detto il governatore Bardi. Il ricordo di quel tragico incidente su un treno maledetto che non avrebbe dovuto avere passeggeri è ancora vivo. L’incidente si verificò nella notte tra il 2 e il 3 marzo 1944 nella Galleria delle Armi, tra le stazioni di Balvano e Bellamuro, in provincia di Potenza, sulla linea Battipaglia-Metaponto: il treno merci 8017, composto da quarantasette vagoni e due locomotive a vapore, con un peso di oltre 1.200 tonnellate, ben al di sopra del limite consentito, si fermò all’interno della galleria e vi rimase bloccato per diverse ore.

A bordo vi erano oltre seicento persone, che si trovarono di colpo intrappolate nelle nubi di fumo e gas tossici sprigionati dalle locomotive che trainavano il convoglio che da Napoli era diretto a Potenza. Tra loro vi erano anche giovani ragazze e ragazzi alla ricerca di “fortuna”, di qualcosa da mangiare nelle campagne lucane e pugliesi.

Fuggivano da una Napoli devastata dai bombardamenti e ridotta alla fame. Quando dopo diverse ore arrivarono i soccorsi era ormai troppo tardi. Molti passeggeri morirono probabilmente nel sonno senza accorgersi di nulla. Numerosi anche i dispersi. Il numero esatto delle vittime non è stato mai stabilito in realtà e centinaia furono le persone sepolte nelle fosse comuni. È stato il più grande disastro della storia ferroviaria italiana, che all’epoca, però, rimase ignorato. La vera dinamica dell’incidente non è stata mai chiarita. Nessun colpevole. La ferita però resta aperta.

«Sulla tragedia per lungo tempo ha gravato un imbarazzante e colposo silenzio ma che ci impone di onorare la memoria delle oltre seicento vittime», ha detto il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi. «A tal fine, dallo scorso 2021, con la legge regionale 2021 numero 33 – ha evidenziato il governatore lucano – abbiamo voluto proclamare il 3 marzo la Giornata della Memoria in ricordo della sciagura ferroviaria di Balvano. Il senso è di trasmettere un ricordo condiviso che ci guidi e costruisca il senso etico che deve caratterizzare le nostre azioni come singoli e come comunità. Il valore della nostra commemorazione è dunque quello di restituire dignità alle vittime per troppo tempo dimenticate».

«Desidero rivolgere – ha continuato Bardi – un pensiero di vicinanza ai familiari delle vittime che hanno subito, oltre la perdita, anche l’indifferenza di un’epoca caratterizzata da contrasti contraddittori». «Dopo ottant’anni – ha concluso il governatore – non possiamo parlare di pacificazione con la storia, ma possiamo affermare che questi ultimi ci hanno restituito in maniera più limpida i contorni dell’evento. Nel rispetto dei passeggeri clandestini la cui unica colpa fu di salire su quel treno merci».

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