Il costo del pane sta diventando un problema insormontabile per molte famiglie. La crisi ucraina ha accentuato l’aumento dei prezzi del grano, usato anche come arma di pressione, nei confronti dell’occidente, da parte della Russia. Ne abbiamo parlato con il senatore lucano Saverio De Bonis.
In alcune zone in Italia il pane costa addirittura 6 euro. Quali le soluzioni dal Parlamento?
«Io sono relatore in Commissione Agricoltura al Senato di un affare assegnato proprio sul grano, sul duro più che sul tenero. Posso dire che gli orientamenti della Commissione verso il Governo vanno nella direzione di incrementare le superfici e incentivare il ritorno alla coltivazione del grano soprattutto nelle aree marginali, dismesse o abbandonate perché poco competitive rispetto ad input energetici e produttivi molto intensi. Quindi anche nella direzione di valorizzare tutta questa produzione con un marchio».
Con un’attenzione particolare verso il tema della sostenibilità.
«Ovviamente il tema della sostenibilità non possiamo abbandonarlo. È importante tornare a produrre, ma con modelli ecocompatibili. Questa è la sfida. Ad Irsina (Matera), di recente, abbiamo fatto un evento dove abbiamo spiegato in che modo è possibile far tesoro dell’acqua in condizioni di aridocoltura e siccità progressiva, che adesso investono anche le aree del Paese, le quali notoriamente erano più ricche di acqua. È fondamentale investire nel suolo e preservarlo affinché le caratteristiche idroscopiche dei nostri territori aumentino il loro potenziale. Va fatto questo lavoro che non è disallineato e staccato da tutto il resto».
Privilegiando la quantità?
«Esatto, noi dobbiamo privilegiare la quantità. Paradossalmente, in queste condizioni di siccità, chi osserva le tecniche più ecocompatibili produce di più rispetto a chi, avendo intensificato i concimi, l’azoto, senza acqua, brucia la produzione e di conseguenza riduce la quantità».
Per quanto riguarda gli altri cereali, invece, qual è la situazione?
«Noi facciamo il pane anche dal grano duro, mentre al nord Italia il pane si fa dal grano tenero. Anche se noi sul grano tenero siamo maggiormente dipendenti dall’estero, più del grano duro, circa per 2/3, ovvero il 65% contro il 35%. Anche qui il grano duro va intensificato, incentivato, aumentato tenendo conto però che siamo autosufficienti in Europa. C’è la Francia che è un grosso produttore motivo per cui non abbiamo grandi difficoltà dentro l’Unione Europea. Il problema si pone per l’area del Mediterraneo e per i paesi del nord Africa a causa di questa situazione di speculazione. La Russia che si appropria dei cereali dell’Ucraina fa imbestialire i mercati, crea meccanismi di speculazione, quindi dovremmo stare attenti a chi applica certi prezzi predatori, chi si diverte a fare cartello e qui il ruolo delle autorità di controllo diventa centrale».
Guido Tortorelli