Sanità, Opi Potenza: «Le colpe non possono ricadere sugli operatori già massacrati»

Ha fatto discutere in terra lucana il servizio della trasmissione televisiva “Presadiretta”, mandato in onda lunedì sera, che ha analizzato le enormi difficoltà del sistema sanitario regionale. Tanti i disservizi e le problematiche che colpiscono duramente la comunità di Basilicata che, sempre più spesso, decide di rinunciare alle cure. Una menzione straordinaria va rivolta alle associazioni di volontariato che cercano di sostenere i pazienti lucani, con i loro modesti mezzi, grazie a un meraviglioso senso di altruismo.
«La trasmissione ha analizzato lo stato disastroso in cui versa la sanità lucana. È duro prenderne atto, ma è solo grazie all’encomiabile lavoro delle associazioni di volontariato come “Agata” di Pisticci che si riescono a garantire la prevenzione e le cure per quei cittadini lucani che altrimenti vi rinuncerebbero per problemi economici», ha commentato il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, Giovanni Perrino.

Nel servizio è stato messo in evidenza come il personale lucano sia sempre più ridotto. Anche l’Ordine Professioni Infermieristiche di Potenza ha preso una posizione decisa sulla questione, partendo da quanto accaduto qualche giorno fa all’ospedale “San Carlo” del capoluogo dove un anziano ricoverato è riuscito ad allontanarsi dalla struttura sfuggendo al controllo del personale di reparto. «Quanto successo è, in realtà, solo una delle possibili conseguenze della grave carenza, in particolare, di infermieri. Lo abbiamo segnalato più volte ma sembra che nessuno abbia preso in seria considerazione il problema», ha detto la presidente Serafina Robertucci che, a commento della notizia, ha sottolineato come un’organizzazione efficiente, in grado di fornire ai pazienti servizi di qualità, erogati in condizioni di sicurezza e nel rispetto della normativa in materia di orario di lavoro, debba puntare alla gestione delle risorse umane.

La presidente ha poi confermato come in una situazione di carenza aumenta il numero di attività alle quali l’infermiere deve dedicarsi con conseguente diminuzione del tempo a disposizione per ciascuna di esse e inevitabili rischi per la sicurezza.
«Esortiamo direttori e amministratori a valutare periodicamente i carichi di lavoro considerando gli standard di sicurezza. Non lasciamo ricadere le responsabilità per colpa individuale sugli operatori che subiscono le criticità organizzative e cercano di superarle con turni di lavoro massacranti», ha concluso la presidente Robertucci.

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