Ammontano a circa 5 milioni di euro le risorse stanziate a seguito dell’approvazione della legge di bilancio per il 2023. Un passo che l’Anisap (la Federazione Nazionale delle Associazioni Regionali o Interregionali delle Istituzioni Sanitarie Ambulatoriali Private) definisce un «alleggerimento», ma che ritiene anche insufficiente: i dati parlano infatti di una tendenza che si attesterà a oltre il 30% rispetto alle risorse a disposizione. La Federazione sottolinea inoltre come già ad aprile sia stata erogata una quota considerevole di prestazioni extra budget mensile. Le Asl hanno invitato con una nota le strutture sanitarie private accreditate a rispettare il budget mensile assegnato. Nella stessa nota, si certifica l’insufficienza delle risorse a disposizione per poter fare fronte al fabbisogno reale. Tuttavia, la Federazione fa notare come «nulla si dice in ordine a come si debba gestire la quota di richieste che rientra nell’extra budget». Ecco allora scattare le liste d’attesa, su base economica. «In questo contesto se non arriveranno segnali rapidi e concreti da parte dell’Amministrazione Regionale, saranno introdotti meccanismi di contenimento della spesa a carico del Ssn con ovvie ripercussioni sul cittadino che dovrà accollarsi, probabilmente, un costo superiore al dovuto per accedere in maniera più rapida alle cure», prosegue l’Anisap, che individua una possibilità di soluzione nell’emendamento al decreto Milleproroghe che prevede maggiori risorse a sostegno delle misure per il recupero delle liste d’attesa. «Sono stati prorogati al 2023 gli strumenti a disposizione delle Regioni per il recupero delle prestazioni non solo attraverso il finanziamento dell’impegno da parte degli erogatori del sistema pubblico – evidenziano -, ma, anche, incrementando il volume di quelle acquistate dalle strutture private accreditate, in deroga agli attuali tetti di spesa». A questo punto risulta necessario, per la Federazione, «mettere in campo una procedura amministrativa snella e veloce definire con chiarezza quale ruolo assegnare alle strutture sanitarie accreditate».