Regionali in Basilicata, Pittella: «È una coalizione moderata. Archiviamo gli estremismi»

Lo chiarisce subito. «Non è una rivalsa. Non c’è livore verso qualcuno». Marcello Pittella si è preso ventiquattrore di tempo per riflettere sull’esito del voto in Basilicata e per spiegare, alla luce del risultato ottenuto, le ragioni della sua scelta. Torna in via Verrastro, ma questa volta a sostegno di Vito Bardi.

Presidente Pittella ha dato una lezione al Partito democratico?

«La mia candidatura non nasce contro qualcuno e neppure per dispetto a qualcuno. Dedico la mia elezione a chi non abbassa mai la testa ai ricatti e alle imposizioni».

Messaggio da recapitare a qualcuno?

«Non capirò mai perché il Pd sia stato così succube di Conte e dei suoi rappresentanti sul territorio. Non mi hanno voluto per partito preso e noi abbiamo deciso di fare un patto programmatico con Bardi e la sua maggioranza. Come Azione staremo sui temi e non sulle persone».

Però deve ammettere che il voto consegna una geografia politica diversa rispetto a cinque anni fa?

«Ma è chiaro che c’è stato uno scossone importante a certe sedimentazioni delle coalizioni con Azione che può giocare un ruolo importante nel farsi promotore di aggregazioni tra cattolici e riformisti…»

…Cos’è un modo gentile per dire che in Basilicata è tornata la democrazia cristiana?

«Dico un’altra cosa, il voto lucano è propedeutico a futuri cambiamenti nella politica nazionale. Dopo le europee, ma entro l’anno, ci saranno tanti cambiamenti, con la marginalizzazione degli estremismi e la nascita di un polo moderato».

Ma sarà un polo moderato-conservatore o moderato-riformista?

«Vedo una prospettiva solo in ottica riformista. Non a caso abbiamo fatto un’alleanza con Bardi per portare avanti una idea riformista di sviluppo della Basilicata. Non possiamo permetterci di stare fermi o inseguire i populismi».

Mi pare che questo significhi anche una profonda riflessione nella classe dirigente dei partiti?

«Dico solo che il centrosinistra dovrebbe solo azzerare la classe dirigente che ha costruito il disastro del risultato del voto lucano. Si dovrebbe liberare di alcuni amministratori da condominio e guardare alle nuove generazioni per rinnovare una classe dirigente finora fallimentare».

Basta, dunque, con l’alleanza Pd-Cinque Stelle?

«Non capisco perché la Schlein non si avveda che Conte ha lanciato un’opa sul suo partito ed è pronto a far saltare la sua segreteria, anche con la complicità di qualche esponente dem. In Basilicata la gente ha deciso di non partecipare alle scelte scellerate di Conte e degli strateghi del Pd».

Però oggi lei si trova dall’altra parte ed è alleato con Bardi?

«Io non sono bardiano, ho la mia storia politica e la fierezza di averla servita con onore, ho solo fatto un patto di programma con Bardi e lo onoreremo come sanno fare solo le persone serie che credono nella politica del fare».

Sarà il vice di Bardi?

«Non è questo il problema. Non abbiamo ancora parlato di incarichi e poltrone che non possono essere attribuite solo per fattore numerico».

Presidente ha seguito le vicende delle inchieste baresi. Lei è stato indagato e assolto. Esiste un condizionamento della magistratura?

«Le inchieste che mi hanno coinvolto hanno avuto un effetto devastante sulla mia carriera politica e non solo. Non commento oltre per carità di patria, ma mi chiedo: c’era bisogno degli arresti domiciliari? Si cercava la spettacolarizzazione? Soprattutto come si fa a essere riformisti e anche alleati di Conte che è un giustizialista, come certo Pd?».

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