Mercoledì la notizia della scomparsa del decano del giornalismo lucano, ma Trufelli non è morto e ci ha impartito un’altra lezione

Gli abbiamo allungato la vita. E questo è da considerarsi un pluralis maiestatis per non puntare il dito su chi, tra noi giornalisti, non si prende la briga di verificare la fonte di una notizia sensazionalistica. Fortunatamente Mario Trufelli, decano del giornalismo lucano, straordinario scrittore e poeta, ex capo redattore della Tgr Rai di Basilicata, conduttore della famosa trasmissione a tema medico dell’ammiraglia Rai, Check-up, non ci ha lasciati. A 92 anni gode ancora di ottima salute e dal capoluogo di Regione, città che lo ha adottato professionalmente, o magari dalla sua bella Tricarico, potrà ancora dispensare i suoi versi e i suoi consigli ai più giovani colleghi che lo guardano da sempre con ammirazione.

Ma cosa è successo nel placido mercoledì pomeriggio lucano? Dall’ora di pranzo, un battage di messaggi di WhatsApp si è scatenato tra i giornalisti di tutta la Regione, da Matera a Potenza. «Ragazzi, pare sia morto Mario Trufelli». Questo messaggio – arrivato a chi scrive nel primissimo pomeriggio in un gruppo di colleghi -, ha raggiunto in forme diverse praticamente qualsiasi giornalista di Basilicata. Lo sconcerto e il dispiacere iniziale di chi lo ha conosciuto personalmente e di chi, invece, magari più giovane, non ha potuto che interfacciarsi con questa figura quasi eroica solo attraverso le sue poesie o in vecchi video di YouTube, ha portato a smuovere mari e monti pur di verificare effettivamente che la notizia fosse fondata.
«Sì», «Assolutamente no», «Faccio una telefonata e ti faccio sapere», in pochi minuti la preoccupazione si era fatta generale. Per usare una terminologia tanto cara al protagonista della vicenda, il “coccodrillo” – il classico pezzo di ricordo di una grande figura scomparsa – torna in “frigorifero” – il vecchio archivio, e menomale. Sappiamo che il povero e inconsapevole Trufelli, che stava vivendo il più classico dei mercoledì pomeriggio invernali, in grande tranquillità, è stato assalito da telefonate di amici e colleghi dei quali – magari – è stato mentore, e anche dalle visite di chi, preoccupato per lui, ha voluto sincerarsi della fondatezza della notizia alla vecchia maniera. Fortunatamente, lui che è stato figura professionale di riferimento dei più brillanti giornalisti televisivi lucani dei giorni nostri, ha solo vissuto un pomeriggio “alternativo” in cui ha potuto almeno vivere il privilegio di sapere come gli altri avrebbero potuto reagire alla notizia della propria dipartita. Trufelli, che è uomo di spirito, immaginiamo che dopo aver digerito il boccone della bufala, avrà avuto di che sorridere vedendo, almeno, quanta preoccupazione e tristezza aveva generato la notizia, soprattutto nei suoi diàdochi.
Poi, ieri, intercettato dai microfoni della “sua” redazione regionale Rai, si è anche – giustamente – dimostrato stizzito con chi, proprio dalla sua Tricarico, lo aveva dato erroneamente per morto, impartendoci, inconsapevolmente, l’ennesima grande lezione di giornalismo, questa volta sulle fake news.
«Una stupida notizia – ha detto -, che non so chi abbia mandato in giro, pare, dal mio paese. Grazie a Dio Mario Trufelli è ancora qui, vivo, e in buona forma, con tutti i suoi anni e con la sua voce».
E allora invece di piangere un finto decesso, oggi gioiamo dei privilegi di cui godiamo inconsapevolmente quando va tutto bene e speriamo, come già detto, che questa grottesca vicenda, come si dice da noi, gli abbia davvero “allungato la vita”.

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