Meccanici, tappezzieri, muratori e infermieri: a gennaio quasi 3mila posti di lavoro in più in Basilicata

È positivo, pari a 150 unità di lavoro, il dato relativo all’incremento della forza lavoro da impiegare nelle imprese lucane nei prossimi mesi del 2024. A conti fatti, si tratta di una previsione che lascia ben sperare: 2.870 persone in attivo per il solo mese di gennaio, 60 in meno rispetto allo stesso mese 2023, ma con una proiezione che diventa positiva se ad essere considerato è il primo trimestre del nuovo anno.

È quanto rivela il nuovo bollettino mensile di Excelsior Informa, redatto da Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro) e dalle Camere di commercio su indicazione delle stesse aziende.

Ad essere ricercate sono figure professionali che rimandano alle prestazioni di manovalanza ossia vi è una grande richiesta di meccanici collaudatori, tappezzieri, operai specializzati, infermieri, ostetriche, tecnici elettronici, muratori, conduttori di mezzi pesanti, addetti a servizi di pulizia.

Ma, andiamo ai numeri. In un comunicato diffuso dall’ufficio stampa della Camera di Commercio della Basilicata, “nello specifico, le entrate previste a gennaio saranno stabili nel 20% dei casi, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nell’80% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita); si concentreranno per il 60% nel settore dei servizi e per il 71% nelle imprese con meno di 50 dipendenti; il 19% sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici, il 16% delle entrate previste sarà destinato a personale laureato.

Per una quota pari al 27%, inoltre, interesseranno giovani con meno di 30 anni e per il 17% interesseranno personale immigrato. Sale la quota di introvabili: in 49 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati”.

Operai specializzati e conduttori di impianti “continuano ad essere i profili più ricercati (43%) e il diploma di scuola superiore è il maggior lasciapassare per il mercato del lavoro lucano (37%), seguito da qualifica o diploma professionale (28%). Per tipologia di settore, infine, l’edilizia continua a guidare la classifica dei comparti più ricettivi (520 nuove assunzioni) seguito dai servizi alle persone (440).

Intanto, l’annuale rapporto Svimez di dicembre scorso – l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno – sullo stato dell’economia del Meridione presenta stime allarmanti. Negli ultimi 20 anni più di un milione di persone hanno lasciato il Sud Italia. E nel 2080 la popolazione meridionale sarà quasi dimezzata. Se il Meridione venisse considerato a sé, staccato dal resto dell’Italia, sarebbe uno dei paesi più poveri d’Europa. Se al contrario nel Mezzogiorno si investisse, l’Italia intera ne trarrebbe vantaggio. Invece, dall’Unità d’Italia in avanti, il mezzogiorno si svuota in silenzio. Secondo il rapporto Svimez, entro il 2080, la popolazione residente dal Lazio in giù sarà quasi la metà di quella attuale, con 8 milioni di abitanti in meno.

Negli ultimi 20 anni il Sud ha perso più di un milione di abitanti, al netto dei rientri. 2,5 milioni di persone hanno, infatti, lasciato la propria terra d’origine negli ultimi due decenni, ma 1,4 milioni di esse vi sono poi ritornate. L’81% dei partenti ha raggiunto il Centro-Nord.

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