Matera, presentato il “Carro della Bruna” in 3D

Enrico Lamacchia è un giovane professionista materano che ha impreziosito la 633esima edizione della “festa della Bruna” regalando il “carro trionfale” in 3D. Un’opera particolare che mostra il manufatto da un punto di vista molto originale. Classe 1995, Lamacchia è laureato in Architettura con una tesi sul Castelvecchio di Matera, attualmente in fase di pubblicazione.

Come nasce l’idea di un tour virtuale del “Carro della Bruna”?

«L’idea nasce dalla possibilità di ricreare una copia, seppur immateriale, di un oggetto destinato alla distruzione. Da architetto nella vita professionale mi occupo di rilievi e realizzazione di modelli per l’edilizia e i beni culturali e allo stesso tempo sono un grande appassionato e studioso della cultura locale. Mi è venuto spontaneo unire le due cose e proporlo all’associazione che cura la festa, la quale ha accettato di buon grado».

Un modo originale di vedere da vicino i dettagli dell’opera dell’opera dell’artista Santochirico.

«Certamente. Il Carro è una delle migliori espressioni della cultura materiale materana. L’Artista è stato fin da subito partecipe nella realizzazione del modello, spiegandomi il significato delle singole parti che compongono il Carro. Con le didascalie inserite, il modello può essere una guida alla lettura dell’opera reale e successivamente potrà rimanere come testimonianza interattiva dopo la distruzione».

Come è riuscito a realizzarlo?

«La tecnica adottata è quella della “fotogrammetria” che consente, grazie a specifici software, di ottenere un modello tridimensionale in scala di un oggetto a partire da riprese fotografiche. Questa è una delle più comuni tecniche di rilievo architettonico. Nel caso del Carro sono serviti circa mille scatti. Il modello è stato poi caricato su una piattaforma online per renderlo fruibile a tutti. Sebbene sia un processo altamente informatizzato mi piace pensare che mantenga una certa dose di artigianalità perché ogni rilievo presenta peculiarità che richiedono un approccio differente dall’altro».

Quale la risposta della comunità?

«Il lavoro ha suscitato molta curiosità da parte del pubblico. La Festa della Bruna trae la sua energia dalla partecipazione popolare ed è un ricchissimo contenitore dei più vari elementi, che ognuno vive e interpreta a suo modo. Questa è la mia maniera di raccontarne una parte. Penso che sistemi del genere siano una forma molto interessante di divulgazione del patrimonio culturale. Esempi simili sono adottati anche in ambito museale permettendo la fruizione delle collezioni a distanza e offrendone una chiave interpretativa coinvolgente e stimolante».

Guido Tortorelli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version