«Sulle responsabilità della gestione della risorsa idrica soprattutto negli ultimi 20 anni, andrà fatta assolutamente chiarezza, anche per non ripetere gli errori già commessi. Difficile capire le ragioni della gravità della situazione attuale a fronte della quantità di risorsa idrica potenzialmente disponibile e delle ingenti risorse finanziare utilizzabili. Sono evidenti a nostro avviso le responsabilità decennali di un sistema politico inadeguato e di un apparato tecnico-gestionale che ha progettato poco e male (e anche talvolta con condotte illegali)», con queste parole Antonio Lanorte, presidente di Legambiente Basilicata, denuncia la grave emergenza idrica che da mesi attanaglia la Regione.
Le responsabilità
Legambiente, da tempo in prima linea nella difesa dell’ambiente, punta il dito contro una gestione scellerata delle risorse idriche. Decenni di scelte politiche miopi, di mancati investimenti in infrastrutture e di una generale indifferenza verso l’ambiente hanno portato la regione a questa drammatica situazione. «La crisi idrica in Basilicata non è un caso – dichiara Antonio Lanorte – È il risultato di una serie di errori commessi nel corso degli anni, a partire da una pianificazione urbanistica e agricola che non ha tenuto conto delle esigenze del territorio e delle risorse disponibili».
Ma non è solo la gestione umana a essere in causa. Anche i cambiamenti climatici, con l’aumento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni, stanno aggravando la situazione. Tuttavia, secondo gli esperti, la crisi idrica in Basilicata sarebbe stata meno grave se le risorse idriche fossero state gestite in modo più sostenibile.
La proposta
Secondo il presidente di Legambiente una risposta efficace alla crisi idrica sarebbe quella di ricostituire una regia unica della risorsa idrica a partire dall’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale che metta a sistema le esperienze maturate nel corso degli anni dai diversi soggetti (Regione, Acquedotto Lucano, Egrib, Consorzi di Bonifica, Comuni). «In questo contesto andrà valutato con attenzione l’operato di Acque del Sud spa, attivo da qualche mese, quale gestore delle infrastrutture idriche in sostituzione del fallimentare e giustamente soppresso EIPLI», sottolinea ancora il presidente.
Per Legambiente il rischio maggiore è che la crisi idrica venga affrontata proponendo l’approccio strutturale e infrastrutturale (schemi idrici, invasi, adduttori, traverse di derivazione) come unica soluzione. «Dighe e schemi idrici costano tanto sia per la loro realizzazione che per la manutenzione. Sul medio e lungo periodo è necessario sviluppare un approccio nuovo. Tra le soluzioni praticabili ci sono: l’irrigazione di precisione; diffondere e praticare il riutilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura; ridurre i consumi scegliendo attività agricole meno idroesigenti e incentivare pratiche colturali che permettano di aumentare la sostanza organica dei suoli e quindi la loro capacità di stoccare acqua», conclude Lanorte.