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«Infrastrutture, gap da colmare. Disponibile a ricandidarmi in Basilicata. A disposizione del Paese»

«Sulle infrastrutture la Basilicata sconta il deficit più grave, ma l’aeroporto di Salerno non ha portato una sola persona dalle nostre parti e perciò l’abbiamo ritenuto non strategico. Io ricandidato alla presidenza della Regione? Sono a disposizione del mio Paese». Vito Bardi, dal 2019 alla guida della Basilicata, analizza le sfide che la Regione dovrà…

«Sulle infrastrutture la Basilicata sconta il deficit più grave, ma l’aeroporto di Salerno non ha portato una sola persona dalle nostre parti e perciò l’abbiamo ritenuto non strategico. Io ricandidato alla presidenza della Regione? Sono a disposizione del mio Paese». Vito Bardi, dal 2019 alla guida della Basilicata, analizza le sfide che la Regione dovrà affrontare nel 2024.

La Basilicata ha garantito il gas gratuito ai residenti e promette di fare altrettanto con i non metanizzati e per acqua ed elettricità: in quali tempi?
«Per la prima volta nella storia della Basilicata, le risorse della regione sono servite per dare benefici tangibili ai lucani, a chi vive e lavora qui. Non ci credeva nessuno, ma noi lo abbiamo fatto. Lo hanno riconosciuto testate di mezza Europa, abbiamo fatto diventare la Basilicata un modello. Oggi, anche chi dice peste e corna di questa giunta di centrodestra, ammette il risultato ottenuto sul bonus gas. Mi permetta, però, di elogiare soprattutto il bando per i non metanizzati che garantisce autosufficienza energetica alle famiglie lucane per i prossimi 30 anni, crea posti di lavoro e offre opportunità alle imprese. Sull’acqua utilizzeremo le risorse dei progetti non oil, per mettere in sicurezza i conti di Acquedotto lucano una volta per tutte e dare così un beneficio ai lucani. Si poteva fare 20 anni fa, noi lo abbiamo fatto. Sull’energia elettrica, abbiamo fatto una proposta al Governo, nella quale chiediamo una compensazione ambientale sui futuri impianti da energia rinnovabile. Si poteva fare 20 anni fa e invece si è preferito devastare il paesaggio lucano a vantaggio di pochi».

A proposito di infrastrutture, è vero che la Basilicata intende cedere le quote della società che gestisce l’aeroporto di Salerno? E, a questo punto, quando sarà ultimata la pista Mattei?
«Sulle infrastrutture noi scontiamo il deficit più grave. E non lo dico io, ma l’Unione europea. Fatta 100 la media europea, la Basilicata è a 39,9. Per cui l’aeroporto di Salerno lo abbiamo ritenuto non strategico e messo le quote in vendita. Ad oggi non ha portato una persona in Basilicata. Quanto alla pista Mattei, a breve riprenderanno i lavori, poi c’è da fare un complesso iter autorizzativo. Non è facile, ma noi abbiamo dato un impulso determinante».

Altra nota dolente è la sanità, a cominciare dalle liste d’attesa, tema sul quale lei è stato attaccato anche da esponenti del centrodestra: che cosa farà su questo fronte?
«Io partecipo alle riunioni al Ministero della Salute con gli altri presidenti di Regione e i problemi sono uguali dappertutto. È facile attaccare sulla sanità, perché d’altronde è la voce che assorbe la maggioranza del bilancio in ogni regione e quindi attira sia le critiche sia gli interessi di tantissimi soggetti. Noi abbiamo il problema enorme, che condividiamo con le altre regioni, della carenza di personale medico. Abbiamo assunto centinaia di professionisti, tra infermieri e oss, ma mancano i medici. Bene l’aumento dei posti nelle facoltà di Medicina, ma gli effetti li vedremo tra un decennio».

Altra questione è quella del deposito di rifiuti nucleari per il quale, in Basilicata, sono state individuate numerose potenziali sedi. A Matera è partita la mobilitazione per opporsi al progetto. Lei come si sta muovendo?
«Noi abbiamo già espresso il nostro parere negativo in ogni sede. E lo ribadiremo. Capisco che possa essere un tema da campagna elettorale, ma non cambieremo opinione. La Basilicata ha già dato tanto, sia con gli idrocarburi sia con gli impianti da energia rinnovabile, e dà la propria acqua ad altre regioni. Ribadiremo questo principio in ogni sede e in ogni momento».

Altro tema strategico è il futuro di Stellantis…
«Dal 2024 l’impianto accoglierà i modelli della nuova Compass e altri modelli a marchio Ds, Lancia e Opel. Con il Governo stiamo facendo un lavoro importante e adesso la prossima sfida sarà tutelare l’indotto dalla transizione energetica. Il passaggio all’elettrico imposto dalla Ue è stato un errore che penalizza imprese e lavoratori senza incidere sul clima. Abbiamo chiesto a Bruxelles, come regioni dell’automotive di destra e di sinistra, un fondo dedicato per assorbire gli effetti sui territori della transizione energetica».

Passiamo alla politica: i ministri Casellati e Tajani dicono che lei sarà ricandidato alla presidenza della Regione. Salvini ha lasciato intendere la stessa cosa. Dunque lei punta a governare la Basilicata per altri cinque anni o, come dice qualcuno, a un ruolo da sottosegretario?
«Per tutta la mia vita ho servito l’Italia, prima nella Guardia di finanza e poi alla guida della Basilicata. Io sono a disposizione del mio Paese. Non sono un professionista della politica, per cui rimetto ogni valutazione ai leader nazionali che giustamente devono avere un quadro d’insieme, dato che governano insieme la Nazione. La mia disponibilità è nelle cose, ma sono concentrato sul lavoro che abbiamo dinanzi a noi. Penso al bilancio e all’accordo di programma che proprio con il governo Meloni dobbiamo siglare. Aspettiamo che la presidente del Consiglio venga in Basilicata quanto prima».

Intanto, però, per lei è stato chiesto il processo nell’ambito dell’inchiesta su politica e sanità: teme il rinvio a giudizio? In tal caso, la sua ricandidatura alla Regione sarebbe in discussione?
«Sono molto sereno: dopo oltre un anno potrò finalmente spiegare il mio punto di vista, chiarire quello che abbiamo fatto, a mio avviso si tratta di atti dovuti approvati dalla Giunta regionale, consapevole che chi amministra corre anche questi rischi. Sono un garantista, quindi credo nella presunzione di innocenza. Spero di poter chiarire tutto nell’interesse della giustizia e delle istituzioni».

Lei, uomo di centrodestra e governatore di una Regione del Sud, è vicino allo stesso Governo che vuole vuole attuare l’autonomia differenziata: non crede che il Mezzogiorno ne sarà eccessivamente penalizzato? Non si sente in contraddizione?
«C’è un atto del precedente Consiglio regionale, a guida centrosinistra, che dice sì a una maggiore autonomia. L’autonomia è stata messa in costituzione dal centrosinistra nel 2001, con una riforma approvata a maggioranza dalla sinistra che onestamente si è rivelata un disastro. Noi ovviamente siamo interessati a una maggiore autonomia sui temi energetici, ma questo lo abbiamo già declinato nella proposta sugli impianti rinnovabili presentata un anno fa al Governo. Da presidente di una regione del Sud, le dico solo che voglio capire come si affronterà il tema dei lep. Le ho dato un numero sul nostro ritardo sulle infrastrutture rispetto alla media europea e a quella italiana: come si farà carico il Governo di questo ritardo storico, anzi secolare? Se non capiamo questo, tutto il resto non può essere oggetto di discussione, se non per fare polemica politica che però non interessa ai cittadini».

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