Tra Nord e Sud c’è una differenza nelle retribuzioni che arriva al 17 per cento. La Puglia è sestultima per stipendio medio pro capite mentre la Basilicata occupa l’ultima posizione. Milano si conferma la provincia con il dato più elevato mentre Taranto è quella, tra le pugliesi e lucane, che riporta quello più basso e che la relega al sestultimo posto tra le province italiane. È quanto emerge dal Geography Index è il report annuale dell’Osservatorio JobPricing che analizza le differenze retributive tra le varie aree del Paese e restituisce una classifica puntuale delle stesse sulla base dei livelli di compensi e stipendi. Ne emerge una Italia a due velocità, con enormi differenze tra le regioni settentrionali e quelle meridionali ma anche all’interno delle stesse regioni.
Le pagine del report permettono di osservare più da vicino i risultati di queste dinamiche retributive. Una differenza che diventa ancora più significativa, quasi il 52 per cento, se si confronta la provincia con la retribuzione media più elevata, Milano, e la provincia con la retribuzione in media più bassa, Ragusa.
Grandi differenze si evincono anche all’interno dello stesso territorio pugliese. Al di là del dato regionale, infatti, colpisce come le cose siano diverse anche a pochi chilometri di distanza. È il caso della provincia di Taranto ma anche del Salento, ad esempio, dove il reddito medio pro capite annuale è di oltre 2.500 euro inferiore rispetto a quello della provincia di Bari.
A guidare la classifica delle regioni sono la Lombardia, al primo posto, seguida da Trentino Alto Adige e Lazio.
Agli ultimi posti solo regioni meridionali: seguono infatti la Puglia il Molise, la Sardegna, la Sicilia, la Calabria e, appunto, la Basilicata. Nella provincia milanese il reddito pro capite medio è circa dieci mila euro all’anno superiore a quello del tarantino.
A parziale consolazione il fatto che sia in Puglia che in Basilicata gli stipendi del 2021 sono comunque stati superiori rispetto a quelli dell’anno precedente con un exploit, in particolare, di Potenza, citata nel report tra quelle che hanno guadagnato più posizioni nella graduatoria tra le province italiane: ben undici. «Queste differenze – spiegano nell’indagine – sono ulteriormente accentuate da fattori esogeni al mercato del lavoro, quali, per esempio, il costo della vita, gli investimenti pubblici, le infrastrutture e i mezzi di trasporto».
Il report, facendo riferimento alle retribuzioni del 2021, ingloba anche la fase finale della pandemia, evidenziando l’impatto che lo smart working ha avuto nel mondo del lavoro. Lo studio, infatti, evidenzia che coloro che hanno potuto operare in lavoro agile hanno sopportato meglio il peso della crisi. In media i lavoratori agili, nei primi sei mesi di pandemia, hanno guadagnato circa il 3,5 per cento in più rispetto ai lavoratori tradizionali, ossia quei lavoratori che, essendo obbligati ad operare in prossimità del luogo di lavoro, hanno risentito maggiormente degli effetti nefasti delle misure di sicurezza contro il Covid. Lockdown e mascherine, dunque, n on hanno penalizzato tutti equamente.