Guardie mediche rinforzate. A settembre arrivano le Unità di Continuità Assistenziale

C’è una buona notizia per la sanità lucana: a settembre, le Usco, Unità speciali costituite durante l’emergenza sanitaria Covid-19, vanno in pensione per far posto alle Uca, le Unità di Continuità Assistenziale. In tale ambito è previsto anche il potenziamento di alcuni presidi di guardia media. La delibera è stata già firmata dall’Asp, l’Azienda sanitaria locale della Provincia di Potenza che ne da comunicazione in una nota stampa. Ma vediamo cosa cambia nello specifico.

La trasformazione delle Usco in Uca era prevista già dallo giugno dello scorso anno, dopo la fine dell’emergenza Covid -19. In Basilicata i nuovi organigrammi saranno attivi a partire dal prossimo primo settembre, così come definito dalla Delibera n. 561 del Direttore Generale firmata ieri mattina. La Delibera della As arriva, si legge nella nota dell’Asp:« dopo un serrato confronto con i Direttori dei Distretti e una parallela informativa preventiva con i medici di medicina generale, prevede sei Uca».

Ogni Uca è composta da un medico e da un infermiere ed è supportata anche da strumenti di telemedicina come televisita e teleassistenza, ma anche da specialisti del territorio ed ospedalieri. Le Uca avranno sedi operative presso le Case della Comunità e saranno strettamente legate alle Cot, le centrali operative territoriali, di cui la prima partirà in tempi brevi, si evidenzia nella nota dell’Asp. Inoltre, evidenzia la nota dell’Asp: «le Unità di Continuità Assistenziali andranno a colmare, se pur non in maniera totalitaria e definitiva, il gap dovuto alla carenza di medici, poiché un numero consistente di personale in forza alle Usco potrebbe anche essere traslato nelle Uca e, quindi, adoperato nei punti di continuità assistenziale come “guardia medica” in quei territori al momento carenti nel servizio».

Per il Direttore Generale della Asp Basilicata, Antonello Maraldo, “la delibera di costituzione delle Uca è «un primo passo per meglio utilizzare le risorse disponibili in termini di medici e infermieri che va nella direzione di colmare le lacune dell’assistenza primaria e della continuità assistenziale». «Le Uca contribuiranno a sviluppare una “medicina di prossimità”- aggiunge D’Angola- in cui il “domicilio” dell’assistito sia luogo di cura elettivo per il paziente fragile in condizione di elevata vulnerabilità e non autosufficiente».

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