Ieri la Polizia ha eseguito gli arresti di Marco Datena e Gennaro Miele, ritenuti responsabili dell’attentato esplosivo avvenuto ai danni di un bar di Potenza, la notte fra il 9 e il 10 aprile scorso.
I due sono stati fermarti al termine di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia che hanno portato alla raccolta di «numerose e convergenti evidenze indiziarie» a carico degli individui.
Nello specifico gli investigatori hanno esaminato e messo insieme le immagini della videosorveglianza nella zona intorno al bar. Successivamente hanno individuato l’auto usata dagli attentatori ed eseguito «verifiche antropometriche» su un uomo visibile nelle immagini, oltre a controllare il traffico telefonico-telematico per ricostruire gli spostamenti dei due indagati.
Il movente dell’attentato è stato individuato in una lite fra il titolare del bar e uno dei due arrestati che, a sua volta, aveva avuto alcuni mesi prima un alterco con un’altra persona per motivi di “rispetto”.
La Procura della Repubblica, data «la contiguità e la vicinanza dei contendenti» a due clan ritenuti mafiosi – uno con base a Pignola (Potenza), l’altro nel capoluogo – ha considerato la vicenda «in un contesto di criminalità organizzata e di rintracciarne l’aggravante della mafiosità».
Durante l’incontro con i giornalisti, il procuratore distrettuale antimafia di Potenza, Francesco Curcio ha sottolineato il «grande orgoglio» per essere riusciti «in tempi rapidi, 60 giorni» a trovare una risposta a un «evento criminale non solito per la città di Potenza».
Guido Tortorelli